giovedì 13 marzo 2008

"In fondo alla palude" di Joe R. Lansdale

Sono pochi i libri di cui non si vede l'ora di conoscere il finale e che, una volta terminati, fanno rimpiangere i protagonisti, l'ambientazione e, in generale, la loro atmosfera.
'In fondo alla palude', di Joe R. Lansdale, è sicuramente tra questi.
Tutto ha inizio nel 1933, nel Texas orientale, quando Harry, non più bambino e non ancora adolescente, trova un cadavere di donna legato presso la riva del fiume in cui va a giocare.
Si tratta di una prostituta di colore e Harry si trova subito coinvolto nelle indagini, un po' perché ha trovato il corpo e un po' perché suo padre, barbiere e agricoltore, è anche l'agente di polizia del piccolo villaggio in cui abitano.
Altre donne di colore finiscono tra le grinfie di quello che si rivelerà un serial killer e Harry non dovrà fare i conti solo con lui, ma anche con i radicati pregiudizi razziali che condizionano ogni rapporto interpersonale della sua piccola comunità, aprendo così per la prima volta gli occhi sul mondo dei grandi e sugli aspetti più oscuri della vita.
Ogni volta che apro un libro di Lansdale resto stupito per della sua capacità di cambiare 'voce'. In questo caso, la prima persona adottata per farci vedere con gli occhi di Harry genera una immedesimazione istantanea e le passioni infantili del piccolo protagonista suonano così vere nella nostra testa e nel nostro cuore da farci credere di averle anche noi provate da bambini.
Una lettura avvincente, intelligente e toccante.

lunedì 10 marzo 2008

Alternativa al finale alternativo


Anche 'Io sono leggenda' fa parte del la nutrita schiera di film che hanno un finale non ufficiale, scartato dalla produzione.
Forse in questo caso ci si avvicina allo spirito dell'epilogo originale, ma la drammaticità del testo di Matheson rimane a mio avviso ineguagliata.

giovedì 6 marzo 2008

In questo mondo di ladri...


Intorno a mezzogiorno ricevo la telefonata di un'amica.

Dal tono della sua voce capisco che c'è qualcosa che non va, e infatti mi dice di aver appena avuto un incidente stradale (che sul momento descrive come un frontale con un pullman) e, siccome il fatto è avvenuto nei pressi del mio posto di lavoro, mi chiede di raggiungerla.

Ovviamente le rispondo che sarò subito da lei.

La situazione assume immediatamente aspetti surreali, perché raggiungo la via che mi ha indicato e mi trovo davanti a uno spiegamento di forze degno di un disastro su
vasta scala, che va ben oltre le mie attese: ci sono due auto della polizia, due pullman fermi, persone che corrono qui e là e due ambulanze che fanno manovra.

In mezzo a questa confusione, non riesco a individuare la mia amica e la chiamo con il cellulare.

Lei mi dice che no, quello non è il suo incidente, il suo è quello di dimensioni più
modeste, alle spalle della mezza apocalisse davanti alla quale mi trovo io.

Dopo un sospiro di sollievo, supero con qualche difficoltà il macello di auto e persone (senza peraltro capire gran che dell'accaduto) e intravvedo in lontananza un
altro pullman accostato al marciapiede.

Percorro qualche altro metro e trovo finalmente la mia amica. Sta benissimo, grazie al cielo, anche se la sua macchina, una Polo, ha subito vari danni al muso. Mi dice di essersi sporta un po' troppo da uno stop e di avere così dato una bella raschiata alla fiancata del pullman, che per fortuna era vuoto.

L'autista, un po' perché il pullman non è il suo, un po' perché non ha causato lui i danni e soprattutto perché la mia amica gli piace palesemente, conferma con una risata che le cose sono andate proprio così e ci informa di aver appena chiamato i vigili.

Nell'attesa, controlliamo i danni subiti dalla Polo, che ha preso un bel colpo al muso, si è giocata tutti i fanali della parte destra e ha seminato pezzi per tutta la strada.

A questo punto avviene l'imprevedibile.

Mentre l'autista sta rivolgendo alla mia amica domande originali del tipo “ma non ci siamo già visti da qualche parte?” vediamo una macchina percorrere la via fino a raggiungere il punto in cui siamo noi, inchiodare, fare retromarcia e inversione con una sgommata e fermarsi. Il conducente scende e raccoglie qualcosa dalla strada, poi risale e parte a tutta birra con un'altra sgommata.

Noi ci guardiamo mentre un punto interrogativo sovrasta le nostre teste.

Allora ci avviciniamo e capiamo che con la prontezza di un avvoltoio il tizio ha notato, raccolto da terra e fregato... il simbolo Volkswagen staccatosi dal muso della Polo!!!

Riuscire a convincere la mia amica, che aveva già tamponato un pullman, a farsi una risata, non è stato facile. Ve lo assicuro.

Ma in che mondo viviamo?

martedì 4 marzo 2008

Non so perché....


...ma quando certa gente è dentro, io, fuori, mi sento più tranquillo.