lunedì 15 settembre 2008

Montecristo - Un uomo da abbattere


Prima di conoscere Stefano Di Marino, ho avuto il piacere di incrociare il suo pseudonimo, Stephen Gunn, nome col quale firma le avventure de Il Professionista, pubblicato sulla collana Segretissimo di Mondadori.
Devo dire che Chance Renard, il Professionista, appunto, mi ha conquistato subito. Vicende intricate, ironia e azione senza tregua costituiscono gli ingredienti fondamentali delle sue avventure.
Pertanto quando ho saputo che il Giallo Mondadori avrebbe pubblicato una trilogia di Di Marino, mi ci sono fiondato subito. E ho fatto bene.
Caratterizzata da un'atmosfera cupa, da giorno del giudizio, quest'opera abbastanza distante da quelle del Professionista si propone di rispondere a una semplice domanda: cosa succederebbe se in Italia la Mafia, con alcuni corrotti esponenti della politica e della Chiesa decidesse di sovvertire l'"ordine costituito"?
A contrastarne le losche macchinazioni troviamo Dario Massi, un agente delle forze speciali che si dimostra subito troppo scomodo per essere tollerato e si ritrova ben presto a combattere da solo.
Costruito tanto bene da risultare lineare anche nella sua complessità, questo primo episodio della trilogia concepita da Di Marino é davvero avvincente.
I personaggi sono appena abbozzati, ma il ritmo col quale si susseguono i colpi di scena è così alto, e le descrizioni delle frequenti scene di azione così ben tratteggiate, che si è costretti a divorare una pagina dietro l'altra.
Pistole e fucili che tuonano con più frequenza di quanto non parlino i protagonisti, agguati, tradimenti e uccisioni si susseguono senza tregua sullo sfondo di un'Italia marcia e violentissima.
Una spy story in perfetto stile "24" per un protagonista non meno carismatico di Kiefer Sutherland. E forse con una mira anche migliore.

giovedì 11 settembre 2008

Sai, è per il bambino...

Una passeggiata in centro durante una tranquilla serata di fine estate.
Porti anche tuo figlio, che ha solo un paio d' anni, ma un giro sul passeggino e un po' d'aria fresca, dopo cena, non possono che fargli bene.
Esci di casa con il bimbo in braccio e tua moglie, che ti sta di fianco con il passeggino, ti sorride felice, prima di iniziare la solita passeggiata sul corso.
Questa sera i negozi sono aperti, e scopri che nella piazzetta vicina c'é una manifestazione di fumetti.
Tua moglie sa già che ci vuoi fare un salto; "più che altro per far divertire il bambino", le dici, anche se lei sa bene che non è solo per quello.
Quando ancora mancano diverse decine di metri alla piazza, senti il cupo rimbombo dei bassi provenire da chissà dove, più avanti. Ti sembra di riconoscere il ritmo, è qualcosa che hai già sentito.
Svolti l'ultimo angolo col passo leggermente accelerato, controllando che tua moglie, col passeggino, ti stia sempre dietro.
Il suono coglie te e il bimbo con forza, prima che vediate le immagini che si susseguono sul maxischermo, coperto da una folla inattesa.
Riconosci subito la canzone: l'hai sentita tante volte, da bambino, che le parole ti affiorano alle labbra ancora adesso, senza difficoltà, a oltre vent'anni di distanza.
Parla di un pirata che ha per veliero una nave spaziale. Era uno dei tuoi personaggi preferiti.
Tuo figlio segue le immagini sullo schermo, e sembra divertito dal dondolio con cui, senza accorgertene, lo culli al ritmo della musica.
Incroci lo sguardo di tua moglie, che ha già quel suo sorriso che significa "lo sapevo".
Ormai incurante di ciò che può sembrare, le annunci che vai a chiedere al ragazzo vicino alla console se ha anche "Ken Falco".
Lei annuisce con lo stesso sorriso, un po' accentuato.
Ti sei fatto largo attraverso una folla di mamme e papà della tua stessa età e hai quasi raggiunto la console, quando qualcuno ti tira la camicia da dietro.
E' tua moglie. Deve urlare per farsi sentire al di sopra della musica. Però riesci a capire cosa dice e stavolta sei tu a guardarla con quel sorriso.
"Chiedi se hanno anche Remì, dai, sono sicura che al bambino piacerebbe."

p.s. liberamente tratto da ciò che si è visto sabato scorso, durante l'ultima manifestazione di fumetti organizzata a Borgomanero







lunedì 8 settembre 2008

Stacco senza dissolvenza

Mi sono reso conto che gli utlimi post hanno tutti per tema i libri, i fumetti o i film che ho letto e visto negli ultimi tempi.
Quindi, di fatto, non sto rispettando l'intenzione iniziale di creare un blog simile a un diario.
Dovrò quindi valutare se non sia il caso di cambiare nome al blog oppure...se non sia il caso di essere più coerente con me stesso.
In ogni caso, invertiamo nettamente la tendenza con un post dal contenuto personale.
"L'estate sta finendo", ma quest'anno non ne sono rattristato. Ho trascorso gli ultimi mesi (che, per la verità, somigliavano all'autunno) "succhiando il midollo della vita", come diceva Robin Williams ne "L'attimo fuggente" (credo che questa sia la frase più ricca di citazioni del blog).
Quest'inverno avrò parecchie foto da guardare dei tanti bei momenti che hanno acceso la mia estate: le vacanze a Parigi e in Molise, le gite in montagna con la mia dolce metà, le fiere di fumetti che ho contribuito a realizzare (presto un post sull'argomento), le nuove amicizie che ho stretto e le vecchie che sono riuscito a non perdere per strada.
Settembre si è aperto per me senza portarsi appresso il malinconico sentore di qualcosa che sta per finire, ma l'incoraggiante certezza di qualcosa che è bello continuare. Quindi, grazie a tutti, se mi leggete, capirete di certo che mi sto riferendo proprio a voi!
Leggendo qualche blog in giro per la rete mi sono reso conto che le mie confidenze alle pagine elettroniche sono limitate a sfumati accenni a quel che mi succede, e solo raramente assumono la forma di un vero e proprio racconto.
Perdonatemi, sono fatto così. E poi, come si dice, a buon intenditor...

martedì 2 settembre 2008

La solitudine dei numeri primi

Una buona recensione dovrebbe comprendere un riassunto della trama dell'opera recensita e, ovviamente, la valutazione dell'opera stessa. Così si dice.
Ritengo però che, nel caso di "La solitudine dei numeri primi", si renda un miglior servizio al potenziale lettore omettendo del tutto il riassunto della trama.
Infatti, il libro di Paolo Giordano vive di pochi fatti realmente significativi che sarebbe un peccato anticipare.
Dico solo che la solitudine dei numeri primi è la solitudine dei due protagonisti, Mattia e Alice, segnati in modo indelebile da esperienze che li hanno resi, sin da piccoli, diversi dagli "altri", e per questo incapaci di instaurare rapporti interpersonali equilibrati.
Si incontrano nella prima adolescenza e indovinano subito l'una nell'altro la presenza di un'affinità che li attrae e li separa allo stesso tempo.
Triste come può essere solo la vera solitudine, il libro di Giordano è avvincente e toccante. I protagonisti assoluti della vicenda sono caratterizzati tanto bene che il lettore si dispiacerà di doverli abbandonare, arrivato all'ultima pagina. E si dispiacerà anche di non sentire più la voce del narratore, perché, raccontando la solitudine di Mattia e Alice, racconta anche quella che tutti, prima o poi, dovremo conoscere.
Del resto, tra i motivi che inducono a leggere, il più forte non è forse quello di sentirsi un po' meno diversi e soli?