giovedì 25 dicembre 2008

Dylan Dog 268 - Il modulo A38


L'atteso numero d'esordio dello sceneggiatore romano Roberto Recchioni sulla serie regolare dell'Indagatore dell'Incubo, dopo la prima, breve, storia sul Color Fest dell'anno scorso, rappresenta una prova di buon livello, ponderata, e narrata con mano sicura.
Il lettore acquisisce tutte le informazioni fondamentali nelle prime venticinque – trenta pagine e ciò consente al flusso narrativo di scorrere agevolmente sino alla risoluzione della vicenda, a cui si approda, pur con pochi sobbalzi, senza il famigerato “spiegone” finale.
Dal punto di vista del tema della storia, ci troviamo dinanzi a una delle avventure di Dylan a cavallo tra il non-sense e la fantascienza, certamente divertente, ma che impone di sospendere il giudizio circa la capacità dello sceneggiatore di tratteggiare la psicologia del personaggio, che in questa vicenda non è affrontata.
Anzi, a questo proposito, si rileva che le indicazioni fornite dallo stesso Recchioni sul suo blog durante l'elaborazione della storia, sotto molti punti di vista interessanti, si sono rivelate però fuorvianti: l'autore aveva infatti anticipato che il titolo provvisorio era lo stimolante “un mondo senza Groucho”, che pareva annunciare una storia intimista, mentre ci si è poi trovati innanzi a una vicenda prettamente avventurosa, ricchissima, come nella migliore tradizione, di citazioni cinematografiche e letterarie.
E pur senza mutare il giudizio positivo espresso qualche riga innanzi, devo dire che mi ha lasciato perplesso proprio l'uso massiccio dei riferimenti, che giungono addirittura a costituire la struttura della parte finale dell'albo, costruita su una delle 12 fatiche di Asterix (quella relativa alla ricerca del “lasciapassare” A-38).
Infine dal punto di vista grafico, le matite di Bruno Brindisi, pur senza raggiungere qui l'eccellenza, si confermano come una garanzia, sia nella rappresentazione dei personaggi che in quella degli ambienti.
In conclusione, credo si possa dire che il talentuoso sceneggiatore Recchioni, atteso al varco su una delle serie cardine del fumetto italiano, abbia astutamente risposto con un episodio “interlocutorio”, almeno per lui, attraverso il quale ha potuto prendere le misure del personaggio e dare un assaggio ai lettori della propria visione di Dylan Dog, pur rimandando l'appuntamento con la sua caratterizzazione psicologica: una prova certamente interessante che fa crescere la curiosità verso il prossimo numero da lui sceneggiato.

martedì 9 dicembre 2008

Tu chiamale se vuoi emozioni

La settimana scorsa mi sono goduto Gipi, ospite del programma di Daria Bignardi "Le invasioni barbariche" (puoi trovare qui il video dell'intervista).
Anche se avevo appena finito il suo bellisimo "La mia vita disegnata male", l'attesa per la sua apparizione era più che altro motivata dal fatto che non mi ricordavo l'ultima volta di un autore "di fumetti" in tv.
Ma, a quanto pare, dovrò aspettare ancora per vederne uno.
Infatti Daria Bignardi l'ha presentato come "uno dei più grandi autori di graphic novel del mondo", tenendosi bene alla larga dalla pericolosa parola "fumetto", che avrebbe forse allontanato il pubblico dei benpensanti.
A questo punto due domande sorgono spontanee: è il caso che gli appassionati "di fumetti" si diano pace sul fatto che il loro medium preferito sia ammesso nei salotti buoni solo sotto mentite spoglie, sostituendo il suo nome con perifrasi in lingue straniere incomprensibili ai più? Oppure devono rallegrarsi del fatto che, comunque lo si voglia chiamare, il fumetto, in quei salotti buoni, sta diventando un ospite abituale e gradito?
Certo è che a "graphic novel" avrei preferito un più italico, comprensibile (e aulico) "letteratura disegnata"...

venerdì 5 dicembre 2008

Era ora!



Cito da Comicus:
In un'intervista esclusiva per Comicus, realizzata dal nostro Riccardo Galardini, Ivo Milazzo ha rilasciato una dichiarazione che farà la felicità di tutti i fan di Ken Parker.

Il disegnatore ha infatti dichiarato che è al lavoro, insieme a Giancarlo Berardi, su un nuovo albo di chiusura del loro personaggio, che riprende la trama lasciata in sospeso con il protagonista in galera.
Al momento, però, non si hanno ulteriori dettagli sull'uscita della storia.

mercoledì 3 dicembre 2008

Faccialibro

Dopo i primi momenti di scetticismo, durante i quali l'ho ritenuto solo un sofisticatissimo strumento per farsi i cavoli degli altri, devo dire di essermi ricreduto.
O meglio: Facebook è sicuramente l'occasione della vita per sapere dove è andata in vacanza quell'odiosa della nostra vicina di casa, ma è anche altro, e forse una delle esperienze "umane" più coinvolgenti che Internet possa offrire.
A volte lo schermo del monitor mi pare allargarsi fino ad assumere le dimensioni di un gigantesco banco, sul quale continuano a piovere i pezzi di carta lanciati da compagni di scuola che si possono trovare anche dall'altra parte del pianeta.
L'ennesima visione prosaica generata dalla mia inguaribile sindrome di Peter Pan? Temo proprio che sia così.

Lilith n. 1

 
Appena conclusa la bella serie di Manfredi "Volto nascosto", la Bonelli ha invaso le edicole con il primo numero della nuova creazione di Luca Enoch, Lilith.
Si tratta di una nuova maxi serie a cadenza semestrale, presentata in albi di lunghezza extra, di 132 pagine, a tema fantascientifico.
Lilith, che ruba il nome all'antichissimo demone mesopotamico dalle fattezze femminili latore di morte e distruzione, è un "cronoagente", una guerriera destinata ad attraversare le epoche alla ricerca di un parassita che, nel futuro, ha causato il declino della razza umana. Il parassita è custodito all'interno del corpo delle persone che Lilith ha il potere di individuare e l'obbligo di uccidere.
Il primo numero si svolge sullo sfondo della guerra di Troia e si segnala soprattutto per la grande perizia grafica di Enoch, che, con il suo tratto pulito, regala molte tavole davvero suggestive.
Ciò detto, quel che pare mancare è forse un più significativo approccio nella costruzione psicologica della protagonista. Infatti, anche se gli elementi presenti sono sufficienti a lasciar intravvedere lo sviluppo di una trama ad ampio respiro, il lettore chiude l'albo senza aver stabilito alcun legame particolare con la protagonista, la quale, chiamata a eseguire un compito dalle implicazioni tanto drammatiche, avrebbe forse potuto esprimere un maggiore pathos. Specie tenendo conto del fatto che il numero 2 sarà in edicola tra ben sei  mesi , sarebbe forse stato opportuno chiudere la prima uscita con un bel cliffhanger. Invece, Lilith riceve il proprio battesimo del fuoco e l'albo si chiude in modo un po' troppo rassicurante. Ci ricorderemo ancora di lei tra sei mesi?