giovedì 15 settembre 2011

A New York ho acquistato...

D'accordo, forse in parte l'acquisto era premeditato.
Forse da quando ho appreso del limite imposto alle promozioni recentemente introdotto nel nostro Paese, il mio inconscio aveva iniziato a pensarci.
Forse prima di partire, a livello "conscio" avevo anche fatto una ricerca su Internet per capire dove fare l'acquisto.
Fatto sta che a New York ho acquistato...il Kindle!!!
So bene che la terza incarnazione del lettore Amazon e' uscita da tempo e si vocifera anzi di una nuova, ma, datato o no, per me si e' trattato comunque di un buon affare.
Complice il cambio favorevole ho acquistato la versione 3G a meno di quanto avrei speso per fare arrivare in Italia la versione con la sola connessione wi-fi.
E a parte le questioni di natura venale, si e' trattato davvero di un acquisto soddisfacente. Ero da tempo incuriosito dalle potenzialità dello schermo e-ink e per ora posso solo parlarne bene. Si legge comodamente, le dimensioni dei caratteri e del monitor sono soddisfacenti e per ora i miei occhi hanno resistito benone anche a letture prolungate. Si, perché sara' anche per il fascino della novita', ma con il Kindle ho l'impressione di leggere di più e più spesso!
Per la cronaca, non ho trovato l'agognato dispositivo dall'enorme e famosissimo, pubblicizzatissimo, J & R in Park Row (dove non lo tengono più, mi hanno detto), ma in uno dei punti vendita Staples, quello del Greenwich Village, per la precisione.
Caso mai passaste di li...


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giovedì 8 settembre 2011

Pioggia, dinosauri e spazzacamini

Oggi sono a New York. E piove.
Ha piovuto tutta la notte, forte, e durante tutta la giornata di ieri, ma i newyorchesi non hanno fatto una piega e hanno proseguito con le loro esistenze malgrado l'acqua. Per la verità, verrebbe da dire malgrado New York.
Si, perché qui, nella patria delle soluzioni pratiche, dove esistono corsie preferenziali per le auto con più di due persone e cappelli con una fessura nella visiera per consentire di alzare sulla fronte gli occhiali da sole, la pioggia arriva come qualcosa con cui non si e' mai avuto la voglia di fare i conti e che si accoglie con indifferenza.
Tshirt, pantaloni corti e infradito rimangono dei punti fermi nell'abbigliamento di base dei newyorchesi, anche quando l'acqua per le strade raggiunge il livello dei marciapiedi e forma insuperabili pozzanghere. La stessa acqua gronda dalle strade sugli stretti scalini di ferro che conducono alla metropolitana e qui trasforma le stazioni in ambienti acquitrinosi, dove l'aria e' irrespirabile e l'umidità si mischia all'odore dei treni e a quello delle travi di ferro che reggono le strutture, fino a dare l'impressione di aggirarsi nella sala macchine di una nave sul punto di naufragare.
New York sotto la pioggia se la cava tanto male da farmi tornare alla mente la Londra ricoperta di fango descritta da Dickens nelle prime pagine di Casa desolata. Anche qui l'incontro con un dinosauro non parrebbe così fuori posto.
Se fare il turista in condizioni simili risulta davvero un'impresa, c'è ancora qualcosa la' fuori a esercitare un richiamo forte. E che non richiede di inzupparsi fino alle ginocchia se gli si presta orecchio, tra l'altro: Broadway, naturalmente!
E così dopo una coda di un'ora allo sportello Tkts di Times Square, ci siamo procurati due biglietti in sesta fila per incontrare di nuovo una vecchia amica. O almeno, così pensavo. Perché la Mary Poppins apparsa ieri sul palco del New Amsterdam Theatre beneficia si dell'interpretazione di un'attrice che non fa rimpiangere Julie Andrews, ma ha anche il favore di una messa in scena e di un gruppo di ballo tali da rendere l'esperienza vissuta a teatro come qualcosa di unico e solo in minima parte riconducibile a ciò che si e' visto sul grande schermo.
Ma ne parlerò in un apposito post.

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lunedì 29 agosto 2011

Guidare negli Usa con la patente italiana

Spero che nessuno dei miei lettori abbia trattenuto il respiro in attesa della risposta all'interrogativo lanciato nell'ultimo post. In effetti, non credo proprio che sia successo.
In ogni caso, ecco come mi sono regolato e come e' andata.
Sono partito senza patente internazionale. Su Internet avevo trovato articoli che riferivano la sua inutilità visto che gli Usa non avrebbero aderito alla stessa convenzione sottoscritta dall'Italia. Ho anche chiesto informazioni all'Aci, dalla quale ho avuto risposta opposta: in alcuni Stati sarebbe addirittura obbligatoria.
In conclusione, ho seguito il consiglio del mio tour operator e sono partito con la mia patente e una traduzione giurata in inglese della stessa, che si puo' facilmente ottenere in Tribunale al prezzo di una marca da bollo (euro 14,62). La traduzione può essere redatta e sottoscritta da chiunque sia disposto a giurare di avere fedelmente tradotto, quindi e' valida anche un'autocertificazione.
Al momento non ho subito alcun controllo, ma ho affittato automobili da due diverse compagnie con l'esibizione della sola patente italiana, senza alcun problema.



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mercoledì 10 agosto 2011

Un guidatore italiano in Usa: patente internazionale o no?

La prossima settimana partiro' per il mio primo -e spero non ultimo - viaggio negli Usa. Sara' un viaggio importante sotto molti punti di vista, anche per la sua durata e per il numero di mete che toccheremo.
Tra i molti interrogativi sorti durante l'organizzazione del viaggio, visto che dovremo affittare almeno due automobili in due momenti e Stati diversi, si e' posto quello relativo alla documentazione occorrente.
In altre parole: e' sufficiente la patente italiana od occorre anche quella internazionale?
Circa tre mesi fa, ho posto il quesito all'agenzia alla quale ci siamo affidati. Risposta: non occorre alcun documento oltre alla patente italiana.
Dormo sonni tranquilli fino a tre giorni fa, quando mi arrivano i documenti di viaggio. Fra essi, in una sorta di vademecum per il turista, leggo che per affittare una macchina e' caldamente consigliata la patente internazionale. Mi mobilito, ma ACI e motorizzazione mi dicono che ormai manca il tempo necessario per ottenere il documento. Scrivo direttamente al tour operator, quale mi ribadisce che - contrariamente a quanto riferito nel vademecum - non e' necessaria altra documentazione. Chiedo conferma all'Aci che mi dice addirittura che la patente internazionale e' obbligatoria (non solo consigliata), mentre su Internet leggo che gli Stati Uniti non hanno aderito alla Convenzione in base alla quale il nostro Paese emette il documento, che sarebbe quindi privo di valore in territorio americano.
Nell'incertezza piu' totale, riesco a ottenere dal Tribunale una traduzione giurata della mia patente di guida.
Sara' sufficiente per affittare l'auto e per superare eventuali controlli? Oppure passero' ore cercando di convincere un simpatico poliziotto che la mia patente garantisce proprio che so guidare?
Presto lo saprete.





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lunedì 1 agosto 2011

Nel mondo dell'editoria, non tutti i pirati vengono per nuocere

Sulla Stampa di oggi, compare una interessante riflessione inerente i riflessi della pirateria sulla diffusione di contenuti in generale e dei libri in particolare (la trovate qui).
In pratica, un prezzo basso (o nullo, nel caso della pirateria) all'inizio del ciclo vitale del prodotto ne favorirebbe la diffusione e solo una volta divenuto "ricercato" il prezzo avrebbe ragione di aumentare.
Quindi la diffusione piratesca, per l'appunto gratuita per definizione, potrebbe avere un inaspettato effetto positivo, perché grazie a essa l'opera letteraria verrebbe facilmente conosciuta dai potenziali acquirenti.
Inutile dire che anche questo studio pare implicare una stroncatura per la limitazione agli sconti di recente introdotta nel nostro Paese per arginare Amazon, volta a mentenere alti i prezzi, a prescindere da qualsiasi altra considerazione.

domenica 31 luglio 2011

"Lennox" di Craig Russel


Visto che ci troviamo in tempi di austerità e che e' anche prossima l' introduzione del tetto agli sconti sui libri, vale la pena di volgere lo sguardo a quel che offre il mercato delle edizioni economiche da edicola.
Tra esse spicca per la qualità delle ultime uscite "il Giallo Mondadori".
E visto che ho un debole per il genere hard boiled, non posso fare a meno di segnalare "Lennox".
Il protagonista -che da' anche il titolo al libro - e' un reduce di guerra canadese che si muove sull'inedito sfondo della Glasgow degli anni '50. La malavita cittadina e' al soldo di tre organizzazioni criminali, capeggiate rispettivamente dai cosiddetti Tre Re, che si sono equamente spartiti i vari traffici. L'equilibrio pare compromesso definitivamente quando Lennox si vede coinvolto dall'omicidio del capo di una piccola organizzazione criminale indipendente, ma molto ambiziosa.
Un intreccio complesso, avvincente e di ampio respiro, un'ambientazione insolita, evocata con ricchezza di particolari, personaggi ben delineati e un protagonista interessante. Il tutto narrato in prima persona dallo stesso protagonista, una voce narrante capace di dialoghi taglienti, battute ironiche e malinconiche riflessioni sugli orrori del conflitto mondiale appena terminato e sui patetici sforzi di lasciarselo alle spalle per ricominciare a vivere.
"Lennox" e' il primo capitolo di una serie e, se apprezzate il genere, ve ne consiglio senz'altro l'acquisto. A questo prezzo, non potrete pentirvene.


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giovedì 21 luglio 2011

Da settembre, tetto agli sconti sui libri.

Mi riferisco alla notizia che ho trovato qui, su "La Stampa" di oggi.
Da quanto si legge, i librai potranno scegliere le proprie politiche promozionali "spingendo" gli acquisti con sconti massimi del 15%.
Gli editori, invece, godranno, loro soli, della prerogativa di varare promozioni con sconti al massimo del 20%.
Nessuno, infine, potrà praticare sconti nel periodo natalizio.
Tutto ciò per proteggersi dall'avanzata altrimenti inesorabile di Amazon e delle sue promozioni, impareggiabili per i comuni librai.


Non so dire se questa mossa si rivelerà decisiva per salvare le piccole librerie. Mi permetto di dubitarne.
Da anni sento dire che in Italia si legge poco. D'altra parte, vedo anche libri brossurati uscire con prezzi di copertina folli e conosco molte persone che aspettano le abituali promozioni estive del 30% per effettuare acquisti programmati da tempo.
Per coincidenza, nella stessa giornata di oggi, leggevo anche che il PIL italiano non è cresciuto nell'ultimo anno.
E cosa propone questa soluzione? Tanto per cambiare, di ribaltare sul consumatore italiano la responsabilità e l'onere di salvare il mercato con il proprio magro portafogli, abbassando anche del 10% il tetto per le promozioni già praticate quando ancora Amazon non era sbarcato in Italia.
Soprattutto, questa soluzione mi pare mal pensata  perché interviene proprio quando anche il libro sta subendo l'assalto della rivoluzione digitale, e si sta accingendo così a diventare l'ennesimo contenuto disponibile - anche gratis nel caso dei testi non coperti da diritto d'autore (o di quelli disponibili illegalmente) -  con un click.
Una istigazione a delinquere, in definitiva?

giovedì 30 giugno 2011

E poi dicono che gli americani...


"Alex scosse la testa e si passò una mano tra i capelli neri tagliati corti. La mascella squadrata e gli zigomi pronunciati non lo lasciavano mai a corto di attenzioni femminili. Ma una vita complicata e pericolosa comportava l'impossibilità di allacciare relazioni stabili. Alex era stato addestrato a vincere, a combattere e a primeggiare in qualunque situazione, ma sentiva che alcune cose erano al di là delle sue capacità. Non avrebbe mai potuto concedersi una vita normale, paarlare del suo lavoro, condividere i fallimenti e i successi con qualcuno che fosse al di fuori della cerchia dei suoi compagni d'armi.
E ora, dopo l'ìincidente capitatogli in missione, era più solo che mai."
(Da "Ghiaccio nero" di Greg Beck, su Segretissimo n. 1574)

Evviva l'originalità e lo "show, don't tell!"
Questa introduzione del protagonista mi ha ricordato un episodio di Magnum P.I. in cui Rick e T.C. si erano messi in testa di scrivere un best seller d'avventura e il frutto ridicolo delle loro fatiche erano pezzi molto simili a quello su riportato. Però loro non arrivavano a essere pubblicati, come invece è toccato in sorte a tale Greig Beck!
Viviamo in un mondo ingiusto.

sabato 25 giugno 2011

Lee Child e il giusto numero di parole per raccontare una storia

Dopo "Zona pericolosa" mi sono accinto la settimana scorsa a leggere un altro romanzo di Lee Child, "Trappola mortale."
Anche questo ha per protagonista l'ex ufficiale della polizia militare Jack Reacher, che tanta fortuna ha dato al suo autore.
Anche quest'opera ha destato in me le perplessità che avevo avuto leggendo la prima avventura di Reacher.
Child pigia forte sull'acceleratore e le prime cento pagine le si divora in un lampo. Gli basta un preambolo minimo e ci si ritrova con il protagonista alle prese con un omicidio, a propria volta inseguito da un paio di killer e alle prese con una vecchia fiamma mai dimenticata.
In poche parole, non dovrebbe mancare nulla per tenere il lettore avvinghiato al libro.
E se in effetti Child pare ben sapere quali siano gli ingredienti da mescolare per raccontare una storia avvincente, non mi pare che le sue scelte formali siano altrettanto condivisibili.
Prima di tutto, opta per un piatto stile giornalistico del tutto estraneo all'ironia o all'umorismo in generale. E va bene, stiamo seguendo le vicende di un eroe duro e puro, di un cavaliere senza macchia, ma magari una battutina ogni tanto - giusto per alleggerire un po' l'esposizione - la si potrebbe anche infilare. Nemmeno quando descrive la nuova dieta del protagonista - basata sul "mangia quanto vuoi" ma bevi almeno sei litri di acqua al giorno - Child strizza l'occhio al pubblico o si permette di prendere un po' in giro il bellimbusto che ha inventato.
Oltre a questo, Child si dimostra un cieco seguace dello "show, don't tell", portato alle estreme conseguenze. Segue i diversi protagonisti della vicenda in ogni momento e descrive in modo minuzioso ogni loro azione. E non si può certo dire che siano tutte degne di nota, anzi. Un esempio: un personaggio mette in vendita il proprio appartamento? Bene, il lettore assiste a tutta la telefonata con l'agenzia immobiliare.  Certo, era un'azione utile a connotare la psicologia del personaggio, ma forse due righe secche di "raccontato" avrebbero portato allo stesso risultato senza annoiare.
Consegueza diretta? Ho abbandonato la lettura, poco oltre la metà. La sensazione che l'autore menasse il can per l'aia era insopportabile. Non ho trovato virtuosismi letterari (non che li stessi cercando o li pretendessi proprio da Child), non ho intravisto trovate particolarmente brillanti, ma soprattutto mi ha dato fastidio la sensazione di essere "intrattenuto".
Adesso sono alle prese con "Hot kid" di Elmore Leonard. E per ora ne consiglierei davvero la lettura. Anche a Child.   

Addio anche a te

Grazie per tutte quelle domeniche pomeriggio.
Spero che tu abbia avuto il tempo di collegare tutti i tuoi fili pendenti...o che abbia modo di proseguire a farlo anche ora. Ti riusciva proprio bene.

venerdì 13 maggio 2011

I vermi conquistatori di Brian Keene

Per motivi che saprebbe spiegare solo uno psicologo, continuo a provare un certo interesse per gli horror a base di vermi. In più, il libro di Keene pareva presentare una situazione simile a quella di un romanzo a cui sono affezionato, La casa dalle finestre nere di Simak.
In realtà, la trama del romanzo di Keene ha poco o nulla a che vedere con quella del romanzo di Simak.
La fine del mondo è vicina. Piove da più di quaranta giorni senza sosta, e la Terra è un'immensa distesa d'acqua punteggiata da poche terre ancora affioranti.
Tra i pochi sopravissuti, troviamo in cima a una collina il vecchio Teddy, un ultraottantenne, rimasto vedovo e in piena crisi d'astinenza da nicotina, perché ovviamente il suo amato tabacco da masticare è ormai introvabile. Il cortile di casa da qualche giorno pullula di vermi, ne è ricoperto da uno strato sempre più spesso e strani buchi nel terreno che hanno inghiottito intere case suggeriscono che qualcosa di più grosso di qualche lombrico sia all'opera.
L'unica buona notizia per Teddy è che il suo miglior amio è ancora vivo e pronto a dargli manforte.
La scrittura di Keene è abbastanza efficace nell'evocare le immagini di una Terra vicina ai suoi ultimi giorni, ma la sua opera non regala grandi emozioni. Il protagonista Teddy non ha alcun tratto peculiare, non è particolarmente simpatico, non ha difetti evidenti oltre alla dipendenza dal tabacco e non compie alcun percorso personale nell'arco del racconto. Questo perché ha già perso tutto (l'amata moglie), ancora prima che la fine del mondo abbia inizio e non pare turbarlo particolarmente nemmeno la sicura dipartita dei figli.

Invece risulta di maggior spessore e più riuscito il flashback che interrompe la trama principale e racconta di un gruppo di persone intrappolate in cima a un grattacielo in una metropoli allagata, alle prese con un gigantesco mostro marino.
A mio parere, un'opera riuscita solo in parte.

giovedì 24 febbraio 2011

Donne informate sui fatti - lo spettacolo teatrale

Ero davvero impaziente di assistere alla versione teatrale del bestseller di Carlo Fruttero, che tanto successo ha avuto l'anno scorso.
Devo purtroppo dire però che le mie aspettative sono state tradite.
Infatti, la struttura corale del testo originale, presa di peso anche per la rappresentazione, ha dato vita a un esperimento a metà tra lo spettacolo teatrale e il racconto letterario, senza però riuscire a sfruttare le proprietà evocative e narrative né dell'uno né dell'altro linguaggio.
Una fioca luce fa emergere dal palco per il resto buio le otto protagoniste della vicenda, in scena tutte insieme solo nel finale. Esse si alternano nel racconto dell'omicidio di una giovane donna, riferendo ciascuna quanto appreso dal proprio punto di vista.
Ed è proprio questo aspetto, che nelle intenzioni doveva rappresentare il suo punto di forza, che la messa in scena presta  il fianco alle critiche. Infatti, lo spettatore non assiste ad alcuna azione ma solo al puro racconto ed è così costretto a un'attenzione che si muta presto in noia.

lunedì 7 febbraio 2011