venerdì 23 maggio 2008

Fine. Ma quale?


E così ieri la Corte di Cassazione ha giudicato una madre colpevole di aver ucciso il proprio figlio di tre anni e l'ha condannata a scontare svariati anni di carcere.
Abbiamo così assistito, grazie alla solita schiera di onnipresenti giornalisti, all'ultimo (?) atto dello spettacolo: la incarcerazione.
Tuttavia, non posso dire che la sentenza emessa mi abbia fatto sentire sollevato o appagato.
E non c'entra nulla il fatto che la condanna da scontare non sarà mai, come è italico costume, quella comminata, ma una ridotta in misura considerevole.
A rendermi perplesso sull'epilogo della vicenda sta la considerazione che forse una madre che arrivi ad uccidere il proprio figlio non sia una criminale, ma solo una persona malata.
Ma allora, invece che al carcere non sarebbe forse stato più opportuno destinarla a strutture preposte alla cura?

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