mercoledì 14 maggio 2008

Echi perduti di Joe R. Lansdale

Ho scoperto Lansdale solo di recente e sto cercando di recuperare il tempo perduto.
Dopo il gioiello "In fondo alla palude", mi sono avvicinato a "Echi perduti" con notevoli aspettative, che sono però evaporate abbastanza in fretta.
La vicenda ha per protagonista Harry, un ragazzo con un udito decisamente fine. Infatti, un attacco di orecchioni da record gli conferisce il dono diavere visioni scatenate dai suoni. Le visioni hanno per oggetto episodi di violenza di cui gli oggetti rimangono impregnati, e che l'orecchio di Harry gli restituisce in tutta la loro intensità emotiva.
La paura di rivivere le scene di un delitto, di una rapina, o anche solo di un litigio, conduce Harry all'isolamento e all'alcolismo, e alla scelta di evitare i posti di cui non conosce la "storia", per paura di essere sopraffatto dall'ondata di emozioni che monta a ogni visione.
Harry finisce così in una spirale auto-distruttiva da cui lo spingeranno a uscire l'amore per una ragazza e l'amicizia per un maestro di arti marziali in declino.
La prosa secca e diretta di Lansdale fa sì che anche questo romanzo si legga velocemente. Tuttavia, la storia pare non decollare mai davvero, e si è sempre in attesa di una svolta che pare non arrivare mai. I personaggi, benché simpatici, mancano di quel guizzo tale da renderli davvero autentici e alcuni (per esempio Tad, il mentore di Harry) pare un po' troppo stereotipato.
Per quanto mi riguarda, la pietra di paragone con cui valutare ogni noir con poteri paranormali è e resterà "La zona morta" di King; e sebbene "Echi perduti" abbia buone potenzialità, Lansdale non alza abbastanza il tiro, con il risultato di non ottenere nulla di altrettanto drammatico, o avvincente.

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