martedì 27 novembre 2007

Sospendiamolo! (all'italiana, però)


Realizzano uno sceneggiato su Totò Riina.
Lo intitolano "Il capo dei capi" anziché "Un delinquente" per non esaltarne troppo la figura.
Dopo sei puntate, qualcuno si accorge che l'epilogo della fiction potrebbe influenzare l'esito di indagini e/o procedimenti in corso e chiede la sospensione della messa in onda.
Nel frattempo, quelle trasmissioni esaltanti che chiamiamo telegiornali continuano a mostrarci atti di causa e a divulgare ogni dettaglio riservato su inchieste a dir poco delicate.
C'é qualcosa che non torna...

sabato 24 novembre 2007

"Un classico...


...è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire."
Quant'é vero!
La frase è di Italo Calvino e l'ho trovata impressa sulla quarta di copertina di una vechia edizione de "L'isola del tesoro".
E' un commento davvero opportuno.
Non mi ricordavo più di avere in casa il libro e, per la verità, dopo averlo divorato, vi ho scoperto tali e tante cose da farmi dubitare di averlo mai letto prima.
Risale al 1883 eppure, per usare una frase trita, sembra scritto ieri.
A parte il gusto di essere coinvolti in un'avventura piratesca delle più sfrenate, con duelli, tradimenti, naufragi, e ovviamente, la ricerca di un tesoro, il lettore può trovarvi anche una lezione di scrittura eccelsa.
La sintesi di Stevenson raggiunge un equilibrio eccezionale: quasi non esiste parola che non sia asservita alla progressione del racconto, eppure il piacere della lettura è intatto, e non mancano efficaci tratteggi che fanno schizzare fuori dalla pagina luoghi e personaggi.
Pertanto, corpo di mille bombe, ci può essere ben più di un motivo per passare un po' di tempo con dei vecchi filibustieri, che il diavolo vi incenerisca!
E non mettetevi a frignare come femminucce mentre andiamo alla ricerca del tesoro maledetto del Capitano Flint!!


ehm...ok, d'accordo, smetto di parlare come Long John Silver, uffa!

mercoledì 21 novembre 2007

Il nuovo rettore dell'università di Liverpool!



Prima la laurea in astrofisica, e ora il rettorato!
Sapevo che solo uno con una mente superiore poteva suonare la chitarra su una locomotiva in corsa!
Vai così vecchio Brian!


martedì 13 novembre 2007

299 e +1



Fatevi un regalo. Acquistate gli ultimi due numeri di Rat-Man.
Leo Ortolani passerà probabilmente alla storia del fumetto (anche) per alcune geniali parodie.
In questo caso, però, non ci troviamo di fronte a una semplice "messa in burla" di 300, il film campione d'incassi con re Leonida e i suoi coraggiosi spartani per protagonisti.
299 e +1 si incastrano in modo perfetto con quanto già sappiamo: il valore degli spartani e la terribile minaccia persiana non vengono minimamente sminuiti.
Eppure siamo al cospetto di una storia divertentissima che riesce a toccare anche toni epici, persino quando i riflettori sono puntati sul nostro Ratto favorito.
Si tratta, in definitiva, di un riuscito e mirabile esercizio di equilibrismo creativo, in cui Ortolani conferma tutta la propria bravura.
Non perdetelo.

domenica 11 novembre 2007

Il potere di una parolaccia

Qualche giorno fa, sono andato a nuotare nel nuovo centro sportivo della mia città.
Si tratta di una tipica costruzione "da terzo millennio", di quelle che a me trasmettono sempre un senso di alienazione, come gli "outlet" e i "mega store": spazi enormi, strutture ardite e soluzioni esteticamente azzeccate, ma anche quel senso di allegria imposta che a me infonde tristezza.
Oltre a ciò, quel giorno i nuotatori erano pochi e gli spogliatoi, pensati per ospitarne qualche centinaio, riecheggiavano del più piccolo rumore, cosicché ci aggiravamo tutti in punta di piedi, quasi fossimo stati in chiesa.
Mi sono accinto a fare la doccia e ho subito notato che mancavano ancora le mensole porta-sapone.
Sempre osservando il più rigido silenzio, ognuno dei presenti ha dovuto fare i conti con quella mancanza e si è ingegnato a modo suo. Chi ha appoggiato, come me, il bagnoschiuma per terra, chi l'ha messo in equilibrio sulla parete divisoria tra una doccia e l'altra, ecc.
Un signore grassottello ha pensato bene di appoggiarlo al rubinetto della doccia.
Pochi istanti dopo, la bottiglia di bagnoschiuma gli è caduta su un piede, facendogli dimenticare il silenzio che l'ambiente ci aveva imposto.
Prima ha emesso un mezzo ululato, poi la più comune delle parolacce. Una di quelle di cinque lettere. Una doppia nel mezzo. Ci siamo capiti.
Io e gli altri non abbiamo osato metterci a ridere (anche se il primo impulso è stato quello), ma ci siamo limitati a una mezza ghignata e a scambiarci occhiate d'intesa, fino a quando qualcuno ha detto che avrebbero dotuto finire le docce prima di aprire al pubblico e tutti, anche il signore col piede tumefatto, abbiamo convenuto sul punto.
Il velo era stato sollevato e ci sentivamo più uniti dei tre moschettieri.
A conti fatti, sono contento che i lavori non fossero ancora stati completati. Dopo questo episodio, con l'eco di quella imprecazione ancora nelle orecchie, tornerò a nuotare sentendo il centro sportivo meno alieno e più mio, a dimostrazione del fatto che anche la più ardita e fredda concezione architettonica nulla può di fronte al calore di una parolaccia.

sabato 10 novembre 2007

Intervista ad Alfredo Castelli - Lucca 2007

Tra i personaggi che più mi hanno colpito di quelli incontarti a Lucca, c'é sicuramente il creatore di Martin Mystere. Soprattutto perché, ascoltandolo, si capisce quanto di sé abbia infuso nel Detective dell'Impossibile.
Nel corso di un intervento improvvisato, e purtroppo non ripreso dalle telecamere, Castelli ha ripercorso la storia del fumetto, facendone risalire le origini addirittura al 1813.
In quei pochi minuti sono emerse tutta la sua passione, la sua competenza enciclopedica e una certa facilità di esporre in modo alluvionale, che credevo propria solo del suo personaggio.
In particolare, Castelli ha raccontato che, sin dalle loro prime apparizioni, i comics hanno incontrato e si sono fusi con gli altri media (in primis, il teatro) e sono stati sfruttati subito a fini pubblicitari.
Insomma, in quei dieci minuti (in parte ripercorsi in questo video), Castelli ha condotto il suo pubblico in un viaggio alle radici del medium fumetto, argomento raramente affrontato, anche nell'ambito delle manifestazioni come Lucca, eppure di grande fascino.
E ha mostrato, una volta di più, quanta ricchezza ci sia alle spalle delle pagine disegnate.

martedì 6 novembre 2007

DMZ di Brian Wood e Riccardo Burchielli




Dopo aver visitato a Lucca la sua spettacolare mostra di tavole e aver saputo che si era guadagnato il premio di miglior disegnatore dell'anno, ho letto subito il primo numero di DMZ, la serie disegnata da Riccardo Burchielli per la Vertigo.
L'incipit mi ha ricordato 1997 Fuga da New York, con il protagonista catapultato in un'isola di Manhattan irriconoscibile, con gli edifici in rovina abitati da un'umanità regredita alla barbarie.
Le affinità con il film di Carpenter, però, si fermano allo scenario.
Infatti, in DMZ gli Stati Uniti sono sconvolti da una guerra intestina, la Seconda Guerra Civile Americana, e il protagonista, giovane fotografo al seguito di un famoso giornalista, si ritrova suo malgrado a testimoniare le atroci condizioni in cui vivono i civili.
Di fatto, come conferma lo scrittore Brian Wood alla fine del volume, la serie vuole proprio trascinare il lettore al cospetto degli orrori nati dalla violenza.
Il ritmo è serrato e la suspence inchioda, tanto che dietro ogni edificio raso al suolo ci si aspetta si nasconda un aggressore.
Le storie delle vittime del conflitto, siano bambini feriti, persone mutilate, o chi ha reimpostato la propria esistenza in base alle regole di un mondo spietato, compongono un mosaico di miseria e tristezza sconfinate.
Le tavole di Riccardo Burchielli, poi, sono davvero belle.
Un acquisto consigliato, insomma.
Un'unica, triste, nota finale: al lettore di oggi, bombardato dalle notizie atroci dei telegiornali, occorre purtroppo una sospensione dell'incredulità minima per calarsi nella vicenda.

lunedì 5 novembre 2007

Fu vera golria? Le fatiche di un appassionato di fumetti


Questo post, introdotto da una rappresentazione delle fatiche di Ercole, non vi racconterà cosa ho visto a Lucca Comics in quattro giorni, ma cosa ho fatto per assistervi. L'immagine che ho scelto potrebbe anche permettervi di indovinare il mio attuale stato di forma.
Orbene, sono partito alla volta di Lucca il 1° novembre, alle ore 5 del mattino. Per motivi legati al mio lavoro, non sarei potuto partire il giorno prima e c'erano comunque uno stand da aprire per le 9 e una riunione di redazione a cui partecipare per le 10.
Infatti, quest'anno l'organizzazione di Lucca Comics ci ha fornito il suddetto stand, in cambio dell'apporto redazionale mio e dei miei amici.
In pratica, in questi quattro giorni abbiamo realizzato video-interviste di parecchi autori ospiti della kermesse toscana (alcuni dei quali di livello mondiale), abbiamo seguito diversi incontri e ne abbiamo dato conto in contributi testuali, abbiamo filmato disegnatori all'opera (più o meno disponibili e simpatici) e abbiamo fotografato il variopinto pubblico dei cosplayer.
Qual è il risultato di questa attività per la quale non c'è stata alcuna retribuzione? Una grande stanchezza.
Ma solo quella? Ad ascoltare qualcuno, se non c'è un ritorno tangibile per quello che fai, qualunque cosa sia, allora non vale la pena di farlo.
Tuttavia, io non sono tra quelli che vedono cartellini con il prezzo penzolare da ogni cosa.
Ho potuto incontrare e parlare a lungo (con la scusa dell'intervista) con molte persone che difficilmente avrei avvicinato o che magari mai avrei immaginato di avvicinare.
In generale, ho vissuto situazioni che non hanno appagato solo il mio io di appassionato di fumetti, ma anche arricchito il resto di me.
Certo, correre qui e là dalle 9 del mattino alle sette di sera per quattro giorni, saltare il pranzo e scrivere articoli in mezzo a una ressa soffocante mi ha stancato.
Però, se anche mi avessero pagato, ora non sarei più soddisfatto dell'esperienza di quanto già non sia.
Il nostro lavoro è on-line, anche sul sito di Lucca. Poteva certamente essere realizzato meglio, ma si tratta dell'esordio per la redazione "volante" dello Sciacallo Elettronico.
Se vi capiterà sott'occhio, guardatelo ricordando che è stato fatto con passione.
Spero che dia qualcosa a voi,così come ha lasciato qualcosa a me.