martedì 2 ottobre 2007

Autunno (un aneddoto non proprio edificante)


Nella mia città l'avvento dell'autunno è sinonimo di castagne.
Alcuni viali ne sono completamente ricoperti e il suono sordo dell'impatto di quelle che cadono dagli alberi e colpiscono il terreno è la colonna sonora tipica del periodo.
Per i pochi che non lo sanno, le castagne, oltre a donare un meraviglioso tocco colorato al paesaggio, godono anche di prerogative "balistiche": la forma irregolare conferisce loro la possibilità, a patto che siano colpite nel modo corretto, di percorrere anche distanze considerevoli, e prenderle a calci per vedere sin dove arrivano è una tentazione irresistibile. Anche oggi, per esempio, ho visto un uomo di età "matura" sferrare un bel calcione a una grossa castagna, facendole disegnare un'ottima traiettoria di qualche decina di metri.
Io mi astengo dal calciarle dall'ultimo anno di liceo.
Il viale che percorrevo tornando a casa con i miei compagni ne era ingombro e scoprimmo il divertimento che ci potevano procurare quando il più educato di noi, colpendone una per errore, centrò in pieno la borsa della spesa portata da una ragazza, che lo guardò malissimo, facendolo diventare paonazzo.
Dopo quell'incidente, il calcio della castagna divenne per noi un'attività quotidiana. Aspettavamo di avere il viale sgombro davanti a noi e partiva la gara per vedere chi arrivava più lontano.
Il primato assoluto è il mio e l'ho conquistato con il lancio con cui si è anche conclusa la mia carriera agonistica.
Come sempre, ho aspettato di non avere nessuno davanti e ho calciato con forza una delle più grosse castagne che abbia mai visto. Questa ha iniziato a procedere a piccoli balzi, poi a saltelli e, man mano, acquistava velocità. Non so quante decine di metri abbia fatto senza rallentare e anzi accelerando, mentre la guardavamo stupiti.
So però come si è fermata. C'era una coppia di vecchiette all'orizzonte e una di loro portava il cappello. Da una distanza enorme abbiamo visto increduli, e io anche terrorizzato, la castagna che puntava dritta verso la testa di una di loro.
Avrei voluto urlare qualcosa per avvertirla, ma non ce l'ho fatta.
Stavo per chiudere gli occhi pregando che non succedesse nulla quando la castagna ha centrato il cappello, che ha girato diverse volte su se stesso prima di finire a terra. Grazie al cielo la vecchietta non si è fatta nulla e noi dopo esserci ripresi dallo spavento abbiamo riso come pazzi.
Da allora non calcio più castagne...o almeno non così forte...e non vedo più molti dei ragazzi che erano con me quel giorno.
Però in questo periodo mi chiedo sempre se, sentendo quel tipico suono sordo e percorrendo certi viali, tornano in mente anche a loro le nostre imprese di quei giorni.

2 commenti:

piciucco's family ha detto...

è vero, certe cose si possono osare solo con una base di genuina incoscienza tipica di un'età adolescenziale e, oserei dire, un pò di spirito di gruppo che frena ogni possibile insorgenza di timori sull'accadendo. Molto bello questo post mi piace molto. Congratulazioni.

francesco ha detto...

Grazie! Spero di rivedere presto tutta la piciucco's familiy!