mercoledì 30 gennaio 2013

"Scrivere zen" di Natalie Goldberg


Che cosa facciamo, di regola, per imparare a guidare la macchina? Ci mettiamo dietro a un volante e guidiamo. Non pensiamo a come si guida, non immaginiamo di guidare e soprattutto non parliamo di guidare. Ci mettiamo all'opera. Punto.
Come darle torto?
Credo che il più grosso insegnamento che si possa trarre dal libro di Natalie Goldberg che dà il titolo a questo post sia proprio questo. Se vogliamo imparare a scrivere, non dobbiamo far altro che prendere carta e penna e iniziare a farlo. Qualunque sia l'obiettivo che perseguiamo con la nostra scrittura, scrivere e' sia il mezzo che il fine.
Tutto qui. All'inizio della lettura ero piuttosto scettico, ma il libro della Goldberg e' intriso di un entusiasmo tale che è impossibile non esserne contagiati.
Scrivere di cosa? Non ha importanza. La Goldberg predica ciò che lei stessa definisce l'addestramento alla scrittura. Se intendiamo acquisire dimestichezza, non è importante il tema che intendiamo affrontare, ma solo che lo affrontiamo davvero.
Regole da seguire durante l'addestramento? Ben poche, come si può vedere nell'immagine qui sotto.
Le "regole" per l'addestramento

Seguendo le indicazioni della Goldberg, non si può dire a priori dove ci può condurre un esercizio di scrittura, o quale catena di pensieri comporremo anello dopo anello, suggestione dopo suggestione. Il percorso e' imprevedibile, e ai fini dell'addestramento, forse del tutto irrilevante.Tenere la mano in movimento sul foglio fino a perdere il controllo.
Esapete una cosa? Funziona.
Posso serenamente affermare che scrivere cercando di seguire le regole della Goldberg mi ha condotto almeno a un paio di risultati. Prima di tutto, ho sviluppato una certa abitudine alla scrittura che prima non avevo. E anche se non riesco a seguire un ritmo sempre uguale a se stesso, perché a volte passano anche diversi giorni senza che la mia penna si posi sul foglio, torno alla scrivania sempre più spesso, l'impulso a scrivere è più forte e soddisfarlo è gratificante. Di certo più gratificante che continuare a pensare "scriverò". E poi, cosa non da poco, mi pare che le parole si trasferiscano dalla mia testa alla carta con maggiore facilità.
Non mi pare invece che l'addestramento abbia prodotto grandi risultati in termini di "ispirazione" per la scrittura creativa. Per ora, "perdere il controllo" (uno degli imperativi da seguire per l'addestramento) per me ha significato più che altro scrivere di fatti personali, magari riportando alla luce ricordi che non pensavo nemmeno di possedere.
Del resto, è anche vero che non mi sono impegnato molto nel dare attuazione a un altro dei precetti della Goldberg: "se vuoi scrivere un racconto, un romanzo  o una poesia, fallo". Perché, come si diceva all'inizio, per imparare a fare qualcosa, occorre necessariamente passare dalla teoria e dal pio desiderio, alla pratica.

p.s. ho scoperto "Scrivere Zen" grazie a strategie evolutive, uno dei miei blog preferiti, che ringrazio sentitamente.

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