domenica 8 giugno 2014

La foresta - di Joe R. Lansdale

La foresta è uno degli ultimi romanzi di Lansdale che mi è capitato di leggere. Meglio di tanti altri dell'autore texano, è un concentrato delle sue caratteristiche, in positivo e in negativo.
Si tratta di una storia ambientata nel vecchio west. Jack, l'adolescente protagonista del racconto, perde i genitori a causa di un'epidemia di vaiolo e si mette in viaggio con la sorella e il nonno per trasferirsi da una zia. Ma il viaggio avrà fin da subito un esito imprevisto. Infatti i nostri si imbattono in una banda di fuorilegge che uccidono il nonno e rapiscono la sorella di Jack. E siccome i rappresentanti della legge paiono poco interessati a mettersi sulle tracce della banda, Jack decide di salvare sua sorella grazie all'aiuto di due cacciatori di taglie, un nano che ha imparato l'arte di sparare al Wild West Show e un nero enorme.


Inseguire la banda non sarà per niente facile e lungo il percorso che lo porterà al luogo dove si è nascosta, all'interno della immensa Foresta che dà il titolo al romanzo, Jack avrà modo di aprire gli occhi sui fatti della vita, di scoprire che forse le cose non erano proprio come se le era immaginate o come gli erano state descritte, che molte persone, a partire da quelle che credeva di conoscere, forse non erano proprio come dicevano di essere e, in generale, di mettere alla prova le proprie convinzioni e i propri ideali. Perché forse nemmeno lui è proprio come pensa di essere. E quando arriverà alla fine del viaggio e si confronterà con i membri della banda di criminali, avrà già compiuto azioni tali da renderlo una persona diversa dal ragazzino che era all'inizio del romanzo.
I suoi gesti rimarranno conciliabili con i suoi ideali?
Dopo una prima parte che si legge in un amen, in cui Lansdale ci presenta i personaggi e fa succedere di tutto, la narrazione si sgonfia un po'. I momenti di pausa si susseguono con maggior frequenza e affiorano appunto alcuni dei difetti che spesso ho attribuito a Lansdale.
I dialoghi tra i personaggi sono sempre spiritosi e spesso decisamente brillanti, ma a volte i battibecchi tra i protagonisti paiono messi lì più per intrattenere il lettore e riempire un buco narrativo, che per assolvere a una vera funzione nel racconto. Mancano di spontaneità e paiono invece decisamente forzati.
Nello stesso tempo, le metafore “colorite” alle quali ricorre la voce narrante del protagonista sono in alcuni casi addirittura memorabili, tanto sono divertenti.
E alcune scene tipiche di un racconto western, come i conflitti a fuoco, un'impiccagione, l'incursione del protagonista in un bordello e i suoi tentativi di ottenere l'aiuto di uno sceriffo, non solo danno al lettore il divertimento che cerca, ma offrono anche ai personaggi parecchi spunti di riflessione su temi “alti”. E in materia, il nano pistolero si rivelerà una vera sorpresa.
Forse Lansdale non colpisce proprio il centro del bersaglio quando vuole fare di questo “La foresta” un romanzo di formazione, ma il romanzo rimane comunque una lettura piacevole e divertente.
E questo non mi pare poco.






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