domenica 26 febbraio 2012

Stan Lee's Cameo


Svariati anni fa (non saprei davvero dire quanti, ma ho il sospetto che siano proprio parecchi) ho assistito a un'intervista a Stan Lee in quel di Lucca.
Ricordo che la sala era gremita (e ci mancherebbe) e che ero riuscito a conquistare un posto nelle primissime file. Anzi, a dirla tutta, ero in piedi a pochi passi dal sempre mitico Sorridente.
Devo dire che non ricordo molto di quello che disse, solo pochi ricordi sconnessi di una carriera irripetibile, narrati sempre con occhi ammiccanti e, ovviamente, con il proverbiale sorriso stampato in volto.
Un confronto tra Superman e Thor? Beh, Thor ha un fondamento scientifico molto più saldo rispetto all'Uomo d'Acciaio. Come faccia Superman a volare, per esempio, rimane un mistero, invece per Thor c'è una spiegazione: fa roteare il suo martello e lo scaglia talmente forte in aria che tutto quello che deve fare è attaccarglisi per farsi trascinare in cielo.
Come dargli torto?
E che dire delle strategie di marketing perseguite in casa Marvel? Praticamente la stessa filosofia del "super eroe con super problemi" trasferita in ambito editoriale: quando in pubblico Jack Kirby riferiva con orgoglio che le vendite della Marvel avevano ormai superato quelle della DC, Stan gli rifilava una gomitata o un calcio da sotto il tavolo. Infatti, secondo lui, il n. 2, lo sfidante, ha un grande appeal presso il pubblico, e Stan non intendeva rinunciare a quel ruolo e a quel piccolo vantaggio nemmeno quando ormai la Casa delle Idee aveva scalzato dalla vetta l'editore di Superman & co.
Conservo ancora da qualche parte un albo - se non ricordo male, un supplemento alla rivista Star Magazine - con un bell'autografo di Stan Lee campeggiante sul bordo di una tavola, conquistato dopo una lunga coda e senza essere riuscito a dirgli nulla di più oltre un originale "Thank you".
Dovevo ancora avere, però, il miglio souvenir di quella giornata. A intervista finita, mi trovavo nello spiazzo antistante la tenda che aveva ospitato l'incontro quando ho scorto un'autovettura dirigersi verso l'uscita. Sul sedile del passeggero, "The Man" in persona. Lo stavo seguendo con lo sguardo, quando ho capito che anche lui mi stava guardando. A quel punto ha alzato una mano per salutarmi. E ha accompagnato quel gesto con uno dei suoi sorrisi.

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