mercoledì 5 febbraio 2014

Cinquecento parole al giorno....ma su cosa?

Prendere l'impegno di scrivere almeno 500 parole al giorno è una cosa, ma avere qualcosa da scrivere per rispettare il predetto impegno è tutto un altro paio di maniche.
Come sono riuscito fino a ora a rispettare, grosso modo, questa rigida cadenza?
Per la verità, non è stato poi così difficile.
La parte più impegnativa, almeno per me, per quanto possa sembrare strano, è stato proprio decidere di assegnarmi un obiettivo minimo quotidiano. E osservarlo.


E nel farlo, ho seguito ancora una volta le indicazioni di Davide Mana e di Jeff Goins anche in merito a cosa scrivere.
Le mie 500 parole quotidiane trovano una equa ripartizione tra gli aggiornamenti per il blog e degli onesti esercizi di scrittura.
Per la verità, non sempre programmo in anticipo il tema del mio esercizio quotidiano. Seguo un po' l'inclinazione del momento. E avere un blog da aggiornare è un'ottima valvola di sfogo per le giornate come questa, in cui non mi pare di avere niente da raccontare.
Però, a dirla tutta, ho trovato un sistema per trovare qualcosa da raccontare, anche quando non avrei nulla da dire.
Per la verità non si tratta di un sistema, ma di un libro.
Si tratta di un testo che ha già una propria storia alle spalle ed è parecchio conosciuto sul mercato inglese dei testi di scrittura. Si chiama “Plotto”.
Di cosa si tratta?
E' presto detto.
Plotto offers 1852 situations (known in Plotto parlance as Conflicts), with almost 3000 Conflict Elements in total. 
In altre parole, Plotto suggerisce delle “tracce” (il plot) per delle storie. Per quante storie? Potenzialmente per migliaia di storie, probabilmente per molte più storie di quante ne possa scrivere un autore prolifico.
Il sistema è semplice – per la verità non semplicissimo, visto che il manuale di istruzioni di Plotto è piuttosto corposo – e nello stesso tempo geniale.
Plotto suggerisce una situazione drammatica nella quale sono coinvolti alcuni personaggi. Anzi, per prima cosa introduce i personaggi, poi fa proseguire l'azione e infine la porta a conclusione, almeno per sommi capi.
Le tre fasi sono riassunte in “clausole” alle quali è assegnato un codice, di modo che ciascuna di esse sia intercambiabile con altre, con la possibilità di generare quindi un gran numero di situazioni conflittuali differenti, che abbiano per protagonisti personaggi con caratteristiche altrettanto varie.
Ecco, spiegato per sommi capi il funzionamento di questo testo che, stando alla leggenda metropolitana, ha tratto d'impaccio molti autori pulp bisognosi di una trama da scrivere senza indugi, passo a descrivere in che modo mi viene in aiuto.
Quando non ho argomenti “caldi” sotto mano, inizio a giocare con le trame suggerite da “Plotto”, fino a quando non incappo in una che mi solletichi l'immaginazione. A quel punto, ho qualcosa da scrivere e riempire lo schermo con le mie 500 parole di solito è piuttosto semplice.
Ecco tutto. E sì, se ve lo state chiedendo, anche questo post è parte del mio esercizio quotidiano.

Però di “Plotto” penso sia il caso di tornare a parlare in modo più approfondito, perché è una risorsa che vorrei consigliare a chi, come me, si è trovato questo passatempo.  

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