giovedì 23 febbraio 2012

Da Windows a... Ubuntu!

Della serie: non tutto il male viene per nuocere.
Mercoledì scorso il mio fido computer si è trasformato improvvisamente in acerrimo nemico. Non apriva più nessuna applicazione e ogni operazione si perdeva nel limbo delle clessidre che non finiscono mai la sabbia.
Nemmeo svariate scansioni con l'antivirus hanno risolto il problema, che pare insorto a seguito di un mio vano tentativo di seguire in streaming Juve-Parma.
Non l'avessi mai fatto, ho pensato all'inizio.
Perché ora sono assolutamente contento che si sia verificato l'incidente.
Stanco di infruttuosi tentativi di restituire al mio Pc Windows la freschezza perduta, mi son detto: che diavolo, buttiamo tutto a mare e passiamo a Linux.
L'operazione è stata indolore. Ho formattato un DVD (sarebbe bastato un CD ma non ne avevo a disposizione) con l'immagine ISO di Ubuntu, scaricata dal sito ufficiale, e ho incrociato le dita. Non sarebbe nemmeno stato necessario.
L'installazione è stata un poco lenta, ma del resto mi sono ritrovato con l'hard disk diviso in due partizioni e, proprio come avevo richiesto, con Ubuntu affiancato al vecchio Windows, senza alcuna perdita di dati.
Tutto il processo non ha subito alcun intoppo e non ho nemmeno dovuto spaccarmi la testa con la risoluzione di problemi tecnico-informatici complessi. Un'interfaccia User Friendly mi ha anche chiesto se era nei miei desideri importare da Windows una o più cartelle, e così mi sono ritrovato con tutti i miei vecchi documenti a disposizione senza alcuna procedura supplementare di importazione, sin dal primo (e unico) riavvio.
Il risultato delle mie (ben poche) fatiche è che ora dispongo di un sistema più stabile - lo si capisce anche a colpo d'occhio - , più veloce - perché le risorse del PC risultano sfruttate decisamente meglio - e con un sacco di applicazioni gratuite a disposizione, a distanza di un solo clic, grazie all'Ubuntu Software Center.
Tra queste, segnalo Blogilo, il software per editare post con cui sto scrivendo questo pezzo.
Insomma, per ora penso di avere davvero guadagnato nel cambio, senza aver dovuto bussare alla porta di Microsoft o di Apple e quindi senza aver dovuto mettere mano al portafogli.

mercoledì 11 gennaio 2012

Un bacio prima di morire...ma perché poi?

Ho iniziato da poco la lettura di "Un bacio prima di morire" di Ira Levin.
In breve, un giovane bello e pigro fa il colpo della vita e riesce a frequentare la secondogenita di un magnate dell'industria mineraria. La loro relazione va a gonfie vele, fino a quando lei non gli confessa di essere rimasta incinta. A questo punto lui prima la convince ad abortire e le fornisce allo scopo delle pillole, che non sortiscono pero' l'effetto sperato. Allora, credendo ormai sfumate le proprie chance di effettuare con successo la scalata sociale, in quanto convinto che il vecchio magnate ripudierà la figlia senza sganciare un soldo,l'amabile giovane decide di uscire dall'impasse e riottenere la libertà uccidendo la ragazza.
Giunto a questo punto, non riuscivo più a capire che senso avesse il comportamento del protagonista. In fin dei conti, avrebbe potuto finalmente pensare di poter vivere alle spalle del vecchio e ricco padre, per avergli dato il suo primo nipote. Perché uccidere la gallina dalle uova d'oro? Poi pero' ho controllato la data della prima pubblicazione del romanzo, avvenuta nel lontano 1952, e tutto ha riacquistato un senso.
Infatti all'epoca doveva ritenersi plausibile che un padre allontanasse per sempre la figlia rimasta incinta fuori dal matrimonio. L'acqua passata sotto i ponti dal 1952 a oggi ha reso la premessa di questo romanzo, scritto comunque in modo coinvolgente, davvero debole. O almeno così mi piace pensare.





mercoledì 4 gennaio 2012

Leggere con il kindle


Dallo scorso settembre in pratica non ho letto altro che ebook sul Kindle. L'esperienza e' stata così positiva che ora i libri "tradizionali" mi paiono scomodi e poco invitanti. Perché mai dovrei costringere i miei occhi a mettere a fuoco i caratteri microscopici usati da tanti editori per i tascabili, quando posso leggere lo stesso testo e decidere anche quale formato utilizzare per i caratteri e quanta distanza frapporre tra un paragrafo e l'altro? E poi c'è anche il fattore peso: nessun libro e' più troppo pesante per essere trasportato in giro durante la giornata. Sono in coda in posta? Ebbene, ho finito di guardare nel vuoto in attesa che sul display compaia il mio numero; sfodero il Kindle e guardo con malcelata superiorità gli altri tapini in coda prima di tuffarmi nella lettura.
Oltre a questi vantaggi, poi, che sono in fin dei conti comuni a tutti i lettori di ebook in commercio, ce n'è uno che attiene al servizio di Amazon e che mi pare degno di particolare attenzione: tutti gli ebook archiviati nel proprio account Amazon sono sempre disponibili su qualunque dispositivo sia installata la app "Kindle". Si tratta di un'applicazione gratuita e multipiattaforma - io l'ho installata sul pc e anche su Ipad, ma è disponibile annche per gli smartphone - che sincronizza le proprie letture tra i vari dispositivi. Ciò significa che posso iniziare a leggere un testo sul Kindle e proseguirne la lettura esattamente dal punto in cui l'ho interrotta su uno degli altri device a mia disposizione. In pratica, il tempo dedicato alla lettura nel corso della giornata può crescere di molto, perché è possibile sfruttare in tal modo molti "tempi morti" o momenti di pausa dal lavoro.
In conclusione, pensavo di avvertire di più la nostalgia per la carta stampata, ma il servizio di Amazon è talmente efficiente - e offre talmente tanti vantaggi - da aver modificato le mie abitudini. Considero sempre i libri degli "oggetti" stupendi da possedere, ma temo di aver passato il punto di non ritorno a favore delle letture in digitale e limiterò quindi gli acquisti cartacei a irrinunciabili occasioni.
Non posso ancora dire lo stesso per i fumetti, ma di questo parlerò in un altro post.
 

giovedì 15 settembre 2011

A New York ho acquistato...

D'accordo, forse in parte l'acquisto era premeditato.
Forse da quando ho appreso del limite imposto alle promozioni recentemente introdotto nel nostro Paese, il mio inconscio aveva iniziato a pensarci.
Forse prima di partire, a livello "conscio" avevo anche fatto una ricerca su Internet per capire dove fare l'acquisto.
Fatto sta che a New York ho acquistato...il Kindle!!!
So bene che la terza incarnazione del lettore Amazon e' uscita da tempo e si vocifera anzi di una nuova, ma, datato o no, per me si e' trattato comunque di un buon affare.
Complice il cambio favorevole ho acquistato la versione 3G a meno di quanto avrei speso per fare arrivare in Italia la versione con la sola connessione wi-fi.
E a parte le questioni di natura venale, si e' trattato davvero di un acquisto soddisfacente. Ero da tempo incuriosito dalle potenzialità dello schermo e-ink e per ora posso solo parlarne bene. Si legge comodamente, le dimensioni dei caratteri e del monitor sono soddisfacenti e per ora i miei occhi hanno resistito benone anche a letture prolungate. Si, perché sara' anche per il fascino della novita', ma con il Kindle ho l'impressione di leggere di più e più spesso!
Per la cronaca, non ho trovato l'agognato dispositivo dall'enorme e famosissimo, pubblicizzatissimo, J & R in Park Row (dove non lo tengono più, mi hanno detto), ma in uno dei punti vendita Staples, quello del Greenwich Village, per la precisione.
Caso mai passaste di li...


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giovedì 8 settembre 2011

Pioggia, dinosauri e spazzacamini

Oggi sono a New York. E piove.
Ha piovuto tutta la notte, forte, e durante tutta la giornata di ieri, ma i newyorchesi non hanno fatto una piega e hanno proseguito con le loro esistenze malgrado l'acqua. Per la verità, verrebbe da dire malgrado New York.
Si, perché qui, nella patria delle soluzioni pratiche, dove esistono corsie preferenziali per le auto con più di due persone e cappelli con una fessura nella visiera per consentire di alzare sulla fronte gli occhiali da sole, la pioggia arriva come qualcosa con cui non si e' mai avuto la voglia di fare i conti e che si accoglie con indifferenza.
Tshirt, pantaloni corti e infradito rimangono dei punti fermi nell'abbigliamento di base dei newyorchesi, anche quando l'acqua per le strade raggiunge il livello dei marciapiedi e forma insuperabili pozzanghere. La stessa acqua gronda dalle strade sugli stretti scalini di ferro che conducono alla metropolitana e qui trasforma le stazioni in ambienti acquitrinosi, dove l'aria e' irrespirabile e l'umidità si mischia all'odore dei treni e a quello delle travi di ferro che reggono le strutture, fino a dare l'impressione di aggirarsi nella sala macchine di una nave sul punto di naufragare.
New York sotto la pioggia se la cava tanto male da farmi tornare alla mente la Londra ricoperta di fango descritta da Dickens nelle prime pagine di Casa desolata. Anche qui l'incontro con un dinosauro non parrebbe così fuori posto.
Se fare il turista in condizioni simili risulta davvero un'impresa, c'è ancora qualcosa la' fuori a esercitare un richiamo forte. E che non richiede di inzupparsi fino alle ginocchia se gli si presta orecchio, tra l'altro: Broadway, naturalmente!
E così dopo una coda di un'ora allo sportello Tkts di Times Square, ci siamo procurati due biglietti in sesta fila per incontrare di nuovo una vecchia amica. O almeno, così pensavo. Perché la Mary Poppins apparsa ieri sul palco del New Amsterdam Theatre beneficia si dell'interpretazione di un'attrice che non fa rimpiangere Julie Andrews, ma ha anche il favore di una messa in scena e di un gruppo di ballo tali da rendere l'esperienza vissuta a teatro come qualcosa di unico e solo in minima parte riconducibile a ciò che si e' visto sul grande schermo.
Ma ne parlerò in un apposito post.

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lunedì 29 agosto 2011

Guidare negli Usa con la patente italiana

Spero che nessuno dei miei lettori abbia trattenuto il respiro in attesa della risposta all'interrogativo lanciato nell'ultimo post. In effetti, non credo proprio che sia successo.
In ogni caso, ecco come mi sono regolato e come e' andata.
Sono partito senza patente internazionale. Su Internet avevo trovato articoli che riferivano la sua inutilità visto che gli Usa non avrebbero aderito alla stessa convenzione sottoscritta dall'Italia. Ho anche chiesto informazioni all'Aci, dalla quale ho avuto risposta opposta: in alcuni Stati sarebbe addirittura obbligatoria.
In conclusione, ho seguito il consiglio del mio tour operator e sono partito con la mia patente e una traduzione giurata in inglese della stessa, che si puo' facilmente ottenere in Tribunale al prezzo di una marca da bollo (euro 14,62). La traduzione può essere redatta e sottoscritta da chiunque sia disposto a giurare di avere fedelmente tradotto, quindi e' valida anche un'autocertificazione.
Al momento non ho subito alcun controllo, ma ho affittato automobili da due diverse compagnie con l'esibizione della sola patente italiana, senza alcun problema.



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mercoledì 10 agosto 2011

Un guidatore italiano in Usa: patente internazionale o no?

La prossima settimana partiro' per il mio primo -e spero non ultimo - viaggio negli Usa. Sara' un viaggio importante sotto molti punti di vista, anche per la sua durata e per il numero di mete che toccheremo.
Tra i molti interrogativi sorti durante l'organizzazione del viaggio, visto che dovremo affittare almeno due automobili in due momenti e Stati diversi, si e' posto quello relativo alla documentazione occorrente.
In altre parole: e' sufficiente la patente italiana od occorre anche quella internazionale?
Circa tre mesi fa, ho posto il quesito all'agenzia alla quale ci siamo affidati. Risposta: non occorre alcun documento oltre alla patente italiana.
Dormo sonni tranquilli fino a tre giorni fa, quando mi arrivano i documenti di viaggio. Fra essi, in una sorta di vademecum per il turista, leggo che per affittare una macchina e' caldamente consigliata la patente internazionale. Mi mobilito, ma ACI e motorizzazione mi dicono che ormai manca il tempo necessario per ottenere il documento. Scrivo direttamente al tour operator, quale mi ribadisce che - contrariamente a quanto riferito nel vademecum - non e' necessaria altra documentazione. Chiedo conferma all'Aci che mi dice addirittura che la patente internazionale e' obbligatoria (non solo consigliata), mentre su Internet leggo che gli Stati Uniti non hanno aderito alla Convenzione in base alla quale il nostro Paese emette il documento, che sarebbe quindi privo di valore in territorio americano.
Nell'incertezza piu' totale, riesco a ottenere dal Tribunale una traduzione giurata della mia patente di guida.
Sara' sufficiente per affittare l'auto e per superare eventuali controlli? Oppure passero' ore cercando di convincere un simpatico poliziotto che la mia patente garantisce proprio che so guidare?
Presto lo saprete.





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lunedì 1 agosto 2011

Nel mondo dell'editoria, non tutti i pirati vengono per nuocere

Sulla Stampa di oggi, compare una interessante riflessione inerente i riflessi della pirateria sulla diffusione di contenuti in generale e dei libri in particolare (la trovate qui).
In pratica, un prezzo basso (o nullo, nel caso della pirateria) all'inizio del ciclo vitale del prodotto ne favorirebbe la diffusione e solo una volta divenuto "ricercato" il prezzo avrebbe ragione di aumentare.
Quindi la diffusione piratesca, per l'appunto gratuita per definizione, potrebbe avere un inaspettato effetto positivo, perché grazie a essa l'opera letteraria verrebbe facilmente conosciuta dai potenziali acquirenti.
Inutile dire che anche questo studio pare implicare una stroncatura per la limitazione agli sconti di recente introdotta nel nostro Paese per arginare Amazon, volta a mentenere alti i prezzi, a prescindere da qualsiasi altra considerazione.