giovedì 21 luglio 2011

Da settembre, tetto agli sconti sui libri.

Mi riferisco alla notizia che ho trovato qui, su "La Stampa" di oggi.
Da quanto si legge, i librai potranno scegliere le proprie politiche promozionali "spingendo" gli acquisti con sconti massimi del 15%.
Gli editori, invece, godranno, loro soli, della prerogativa di varare promozioni con sconti al massimo del 20%.
Nessuno, infine, potrà praticare sconti nel periodo natalizio.
Tutto ciò per proteggersi dall'avanzata altrimenti inesorabile di Amazon e delle sue promozioni, impareggiabili per i comuni librai.


Non so dire se questa mossa si rivelerà decisiva per salvare le piccole librerie. Mi permetto di dubitarne.
Da anni sento dire che in Italia si legge poco. D'altra parte, vedo anche libri brossurati uscire con prezzi di copertina folli e conosco molte persone che aspettano le abituali promozioni estive del 30% per effettuare acquisti programmati da tempo.
Per coincidenza, nella stessa giornata di oggi, leggevo anche che il PIL italiano non è cresciuto nell'ultimo anno.
E cosa propone questa soluzione? Tanto per cambiare, di ribaltare sul consumatore italiano la responsabilità e l'onere di salvare il mercato con il proprio magro portafogli, abbassando anche del 10% il tetto per le promozioni già praticate quando ancora Amazon non era sbarcato in Italia.
Soprattutto, questa soluzione mi pare mal pensata  perché interviene proprio quando anche il libro sta subendo l'assalto della rivoluzione digitale, e si sta accingendo così a diventare l'ennesimo contenuto disponibile - anche gratis nel caso dei testi non coperti da diritto d'autore (o di quelli disponibili illegalmente) -  con un click.
Una istigazione a delinquere, in definitiva?

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