martedì 6 novembre 2007

DMZ di Brian Wood e Riccardo Burchielli




Dopo aver visitato a Lucca la sua spettacolare mostra di tavole e aver saputo che si era guadagnato il premio di miglior disegnatore dell'anno, ho letto subito il primo numero di DMZ, la serie disegnata da Riccardo Burchielli per la Vertigo.
L'incipit mi ha ricordato 1997 Fuga da New York, con il protagonista catapultato in un'isola di Manhattan irriconoscibile, con gli edifici in rovina abitati da un'umanità regredita alla barbarie.
Le affinità con il film di Carpenter, però, si fermano allo scenario.
Infatti, in DMZ gli Stati Uniti sono sconvolti da una guerra intestina, la Seconda Guerra Civile Americana, e il protagonista, giovane fotografo al seguito di un famoso giornalista, si ritrova suo malgrado a testimoniare le atroci condizioni in cui vivono i civili.
Di fatto, come conferma lo scrittore Brian Wood alla fine del volume, la serie vuole proprio trascinare il lettore al cospetto degli orrori nati dalla violenza.
Il ritmo è serrato e la suspence inchioda, tanto che dietro ogni edificio raso al suolo ci si aspetta si nasconda un aggressore.
Le storie delle vittime del conflitto, siano bambini feriti, persone mutilate, o chi ha reimpostato la propria esistenza in base alle regole di un mondo spietato, compongono un mosaico di miseria e tristezza sconfinate.
Le tavole di Riccardo Burchielli, poi, sono davvero belle.
Un acquisto consigliato, insomma.
Un'unica, triste, nota finale: al lettore di oggi, bombardato dalle notizie atroci dei telegiornali, occorre purtroppo una sospensione dell'incredulità minima per calarsi nella vicenda.

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