martedì 2 settembre 2008

La solitudine dei numeri primi

Una buona recensione dovrebbe comprendere un riassunto della trama dell'opera recensita e, ovviamente, la valutazione dell'opera stessa. Così si dice.
Ritengo però che, nel caso di "La solitudine dei numeri primi", si renda un miglior servizio al potenziale lettore omettendo del tutto il riassunto della trama.
Infatti, il libro di Paolo Giordano vive di pochi fatti realmente significativi che sarebbe un peccato anticipare.
Dico solo che la solitudine dei numeri primi è la solitudine dei due protagonisti, Mattia e Alice, segnati in modo indelebile da esperienze che li hanno resi, sin da piccoli, diversi dagli "altri", e per questo incapaci di instaurare rapporti interpersonali equilibrati.
Si incontrano nella prima adolescenza e indovinano subito l'una nell'altro la presenza di un'affinità che li attrae e li separa allo stesso tempo.
Triste come può essere solo la vera solitudine, il libro di Giordano è avvincente e toccante. I protagonisti assoluti della vicenda sono caratterizzati tanto bene che il lettore si dispiacerà di doverli abbandonare, arrivato all'ultima pagina. E si dispiacerà anche di non sentire più la voce del narratore, perché, raccontando la solitudine di Mattia e Alice, racconta anche quella che tutti, prima o poi, dovremo conoscere.
Del resto, tra i motivi che inducono a leggere, il più forte non è forse quello di sentirsi un po' meno diversi e soli?

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