martedì 14 gennaio 2014

Amministrazione di sostegno - dieci anni dopo

La scorsa settimana ho partecipato con piacere a un convegno presso il Palazzo di Giustizia di Torino.
Infatti, il 9 gennaio scorso la legge che ha introdotto nel nostro Paese l'istituto dell'amministrazione di sostegno ha compiuto dieci anni. Un anniversario abbastanza importante da indurre a una riflessione e consentire di elaborare un bilancio.
Per chi se la fosse persa, e so che purtroppo in molti non ne hanno nemmeno sentito parlare, l'amministrazione di sostegno è una misura di protezione. Si tratta di un istituto creato per consentire a persone che non sono in grado di provvedere ai propri interessi di ottenerne comunque la soddisfazione, con l'ausilio di un soggetto incaricato dal Giudice Tutelare, l'amministratore di sostegno, per l'appunto.

In particolare, la legge 6 del 2004 consente - tra gli altri - ai parenti entro il quarto grado, al coniuge, ma anche al convivente, e soprattutto al soggetto direttamente interessato, di rivolgersi al Giudice Tutelare in presenza di una infermità sia fisica che psichica, di carattere anche temporaneo.
Previo esame diretto del beneficiario della misura di protezione, il Giudice Tutelare, se ritiene sussistenti i presupposti dei quali ho detto in breve, nomina un amministratore di sostegno, conferendogli solo i poteri di intervento ritenuti necessari per assolvere alla sua missione, indicata nel perseguimento dei "bisogni e delle aspirazioni" del beneficiario.
Ora, anche da quel poco che ho detto fin qui senza alcuna pretesa di completezza, ritengo si possa comprendere la portata di questa creazione normativa, che pone al centro della propria azione una persona, con lo scopo di consentirle - per quanto possibile - di vivere secondo i propri desideri, quand'anche non abbia più le capacità di ottenerne in modo autonomo la realizzazione.
Quanto sia stata rivoluzionaria l'introduzione di questa misura lo si può comprendere confrontandola con gli strumenti a disposizione prima della sua entrata in vigore, l'interdizione e la curatela, tuttora presenti nel nostro ordinamento.
Se infatti questi ultimi prevedono la pedissequa applicazione di quanto previsto dalla normativa di riferimento senza alcuna possibilità di adeguamento alle esigenze dettate dalle caratteristiche del singolo caso, l'amministrazione di sostegno nasce con la prerogativa di modellarsi sulla condizione e sulle esigenze di uno specifico soggetto. In che modo si persegue tale obiettivo? Prima di tutto, con la previsione che all'amministratore di sostegno siano appunto conferiti solo i poteri necessari a soddisfare i bisogni che il soggetto amministrato non è più in grado di soddisfare da solo, cosicché quest'ultimo continui a ricorrere alle proprie capacità residue per tutto il resto. E poi sancendo che l'amministratore di sostegno si riferisca all'amministrato e si confronti con lui ogni qualvolta si presenti la necessità di effettuare una scelta o compiere un intervento gestorio significativi.
Ciò detto, mi preme sottolineare perché ritengo importante parlare del convegno tenutosi la settimana scorsa.
Di certo, la presenza contemporanea di tanti soggetti interessati a vario titolo nella gestione delle amministrazioni di sostegno, e sono davvero tanti, appartenenti a una moltitudine di categorie, ha rappresentato un momento di grande interesse per chiunque sia a propria volta coinvolto.
Tuttavia, penso che il messaggio più bello sia pervenuto in maniera "indiretta" e possa riguardare chiunque, ed è un peccato che il convegno non abbia trovato maggior spazio sui mass media. Infatti tutti i relatori, ciascuno secondo il proprio ruolo, hanno testimoniato l'esistenza di una struttura sociale viva, efficiente e propositiva, votata all'assistenza dei soggetti in difficoltà. In altre parole, hanno consegnato al pubblico un'immagine di forza messa a disposizione del prossimo della quale sarebbe bene conoscere l'esistenza e di cui sarebbe bene tenere conto, anche per sentirsi un po' meno soli e per avere un'opinione più positiva e sopratutto più completa e rispondente alla realtà del nostro Paese.

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