domenica 19 aprile 2009
Festival letterario che cura anche la claustrofobia
A Novara c'è una moda che non passa mai: dire che non c'è mai niente da fare, che è una città di provincia e che offre poco o nulla. Ho sentito spesso dire anche che il pubblico novarese è tra i più freddi in assoluto.
Sul primo punto il novarese medio, interpellato sulla questione, pare quasi provare gusto nel demolire l'immagine della propria città o nel dipingerla peggio di quanto non sia.
Forse, fino a qualche anno fa, le iniziative erano davvero scarse, ma oggi, pur senza ragiungere chissà quali picchi, trovo che l'offerta di intrattenimento culturale sia decisamente aumentata e che sia anche trasversale: nel solo periodo primavera-estate, abbiamo,tra gli altri, il concorso cinematografico dedicato ai cortometraggi, festival per la musica "da strada", il gospel e il jazz, iniziative per i gruppi musicali emergenti e diverse manifestazioni connesse al mondo della letteratura (per non parlare di quella che mi sta più a cuore, legata ai fumetti).
Ora: io partecipo con frequenza più o meno assidua a ciascuna di queste iniziative e ho constatato che ognuna di esse è premiata con un riscontro di pubblico sempre almeno lusinghiero.
Ciò dovrebbe stare a significare che qualcosa è cambiato, sia dalla parte dell'offerta che da quella della domanda. Entrambe le parti, e con reciproco vantaggio, paiono essere finalmente uscite dal torpore che le ha contraddistinte in passato. Dovrebbe essere un dato da tenere nella debita considerazione.
Ciò premesso, mi chiedo: perchè l'incontro con l'ospite d'onore di "Scrittori & Giovani", Daniel Pennac, uno degli autori contemporanei più noti e letti, si è tenuto oggi in una stanza poco più grande di una sala da thé?
Il riscontro di pubblico, come era lecito attendersi, è stato tale che in molti non hanno avuto la possibilità di accedere alla sala e, tanto meno, di godere della piacevole compagnia dell'autore. Non solo: chi era all'interno si è ritrovato in un ambiente stipato, caldissimo, in cui l'ossigeno circolante era appena sopra i livelli di guardia.
Si temeva forse il flop, la cattiva figura dello stanzone mezzo vuoto? O si confidava nella freddezza del novarese medio?
La stessa cosa era già accaduta qualche tempo fa con Ben Jelloun.
Come si dice...errare è umano, perseverare....
mercoledì 15 aprile 2009
A Novara, 4 incontri sul fumetto
Si incomincia giovedì 23 aprile p.v. alle 21, presso i locali del Centro Servizi per il Volontariato, via Monte Ariolo 10, con una serata incentrata sulle caratteristiche del linguaggio a fumetti e sulla sua evoluzione storica.
Seguiranno due appuntamenti, previsti per il 7 e il 14 maggio, aventi per tema le nuove risorse tecnologiche per la realizzazione dei disegni e, per finire, il giorno 4 giugno, sempre alle 21, la storia dell'arte di varie civiltà sarà esplorata alla ricerca dei progenitori del fumetto.
Per ulteriori informazioni: http://www.fumettianovara.it/
lunedì 23 marzo 2009
Stavo col Libanese!!
Ci sarà di sicuro chi sostiene che si tratta dell'ennesimo prodotto "localizzato" sfornato dall'industria della fiction italiana, ennesima prova della propria incapacità di esprimere qualcosa di veramente "universale".
C'è anche chi dice (e scrive) che non avrebbe gran valore, in quanto opera derivata da un romanzo, dal quale era già stata tratta una versione cinematografica. Un esercizio inutile, insomma.
Per quanto mi riguarda, "Romanzo Criminale" è stata una delle più belle sorprese televisive degli ultimi anni. E chi sostiene il contrario non sa cosa sia una bella serie.
La storia della banda della Magliana, dei suoi membri e dei suoi nemici, ha animato dodici episodi caratterizzati da una perfetta ricostruzione scenografica, da una regia brillante e da un'ottima recitazione.
Il Libanese, il Freddo, Dandi, Bufalo e gli altri membri della "batteria" si macchiano dei delitti più turpi, si lasciano corrompere dal "potere" conquistato a suon di pallottole, si perdono senza rimedio e si dimostrano capaci di imprevedibili gesti di amicizia.
Il Libanese, il Freddo, Dandi, Bufalo e gli altri membri della "batteria" si macchiano dei delitti più turpi, si lasciano corrompere dal "potere" conquistato a suon di pallottole, si perdono senza rimedio e si dimostrano capaci di imprevedibili gesti di amicizia.
I traffici della banda, che gradualmente si estendono sino a intrecciarsi alla mafia e alla camorra, e attirano l'attenzione di quelle forze che hanno segnato la storia del nostro Paese negli anni di piombo, trascinano lo spettatore in modo irresistibile alla scoperta di un'Italia violentissima, così lontana eppure così terribilmente vicina a quella attuale.
Intelligente, avvincente, e, perché no, toccante.
Intelligente, avvincente, e, perché no, toccante.
martedì 17 marzo 2009
The Wrestler
La storia del lottatore Randy "The Ram" Robinson è la storia di un uomo sopravvissuto ai suoi giorni migliori, condannato a vivere un avvilente presente con la prospettiva di un futuro di insopportabile solitudine.
Con un approccio realistico che rasenta il taglio documentaristico, la regia di Aronofsky sta alla larga da ogni intento di mitizzazione che avrebbe condotto al racconto dell'ennesima versione di "Rocky", per raccontarci l'affannosa ricerca di una salvezza che rappresenta l'ultima speranza del protagonista.
Se alla regia e alle sue scelte stilistiche va gran parte del merito per l'ottimo risultato raggiunto, non si può tacere la qualità della prova di Mickey Rourke, toccante come mai prima d'ora. Forse aiutato dalla propria parabola personale nel raggiungere una immedesimazione pressoché perfetta, l'irriconoscibile protagonista di "Nove settimane e 1/2" riesce nell'intento di dare vita a un personaggio quanto mai credibile, che ha la colpa di avvedersi solo quando l'ultimo gong pare ormai suonato da troppo tempo.
Molto brave anche le due protagoniste femminili.
In conclusione, se vi piace il buon cinema e non temete le emozioni forti, non potete perdere "The Wrestler".
Ma se detestate giustificare la presenza di quel dannato bruscolino che ogni tanto torna a tormentarvi gli occhi fino a farli lacrimare, forse è il caso che ne stiate alla larga.
Con un approccio realistico che rasenta il taglio documentaristico, la regia di Aronofsky sta alla larga da ogni intento di mitizzazione che avrebbe condotto al racconto dell'ennesima versione di "Rocky", per raccontarci l'affannosa ricerca di una salvezza che rappresenta l'ultima speranza del protagonista.
Se alla regia e alle sue scelte stilistiche va gran parte del merito per l'ottimo risultato raggiunto, non si può tacere la qualità della prova di Mickey Rourke, toccante come mai prima d'ora. Forse aiutato dalla propria parabola personale nel raggiungere una immedesimazione pressoché perfetta, l'irriconoscibile protagonista di "Nove settimane e 1/2" riesce nell'intento di dare vita a un personaggio quanto mai credibile, che ha la colpa di avvedersi solo quando l'ultimo gong pare ormai suonato da troppo tempo.
Molto brave anche le due protagoniste femminili.
In conclusione, se vi piace il buon cinema e non temete le emozioni forti, non potete perdere "The Wrestler".
Ma se detestate giustificare la presenza di quel dannato bruscolino che ogni tanto torna a tormentarvi gli occhi fino a farli lacrimare, forse è il caso che ne stiate alla larga.

venerdì 13 marzo 2009
Zona pericolosa di Lee Child, ovvero...
...ciò che sarebbe diventato Rambo se avesse finito le scuole dell'obbligo.
"Zona pericolosa" è il primo romanzo di Lee Child della serie che ha per protagonista Jack Reacher, un ex ufficiale della polizia militare degli Stati Uniti, che, appena ottenuto il congedo, decide di vagare senza meta, per gustare la libertà della vita da civile.
Approdato in un piccolo paese del Sud alla ricerca delle origini di un vecchio chitarrista blues, viene però subito arrestato e ingiustamente accusato di omicidio. Da qui prende le mosse un'avventura dal ritmo serrato e dai frequenti colpi di scena, nel corso della quale il protagonista si dimostra abile non solo a maneggiare ogni tipo di arma, anche quelle meno convenzionali, ma anche nel ricostruire arditi disegni criminosi.
Lee Child sceglie di narrare quest'avventura utilizzando la prima persona, con il punto di vista del lettore coincidente con quello dell'ex soldato Jack Reacher. Così, mentre le scene d'azione si susseguono, si ha la possibilità di conoscere passato e personalità di un peronaggio duro ma trasparente, abituato a uccidere, ma ancora rispettoso dei valori. Un soldato, senza macchia e senza paura, al quale forse fa difetto solo un po' di ironia.
La scrittura di Lee Child scorre fluida e instancabile, passando con facilità da una scena d'azione all'altra, seminando abilmente indizi che conducono quasi sempre a colpi di scena imprevisti. Tra sparatorie, inseguimenti e pestaggi, non si può pretendere che l'approfoondimento psicologico tocchi chissà quali vette, e in effetti, in tal senso, il protagonista non compie un significativo percorso. L'autore si accontenta di tratteggiarlo con poche pennellate, che in effetti si addicono forse alla vita apparentemente semplice condotta dall'ex soldato, ma in questo modo la sua figura non risulta certo memorabile.
In conlcusione, se siete curiosi di sapere cosa accade ad aggirarsi per una cittadina armati di una Deset Eagle calibro 44 magnum e non vedete l'ora di sgominare una banda di criminali altrettanto bene armati, questo libro può proprio fare al caso vostro.
"Zona pericolosa" è il primo romanzo di Lee Child della serie che ha per protagonista Jack Reacher, un ex ufficiale della polizia militare degli Stati Uniti, che, appena ottenuto il congedo, decide di vagare senza meta, per gustare la libertà della vita da civile.
Approdato in un piccolo paese del Sud alla ricerca delle origini di un vecchio chitarrista blues, viene però subito arrestato e ingiustamente accusato di omicidio. Da qui prende le mosse un'avventura dal ritmo serrato e dai frequenti colpi di scena, nel corso della quale il protagonista si dimostra abile non solo a maneggiare ogni tipo di arma, anche quelle meno convenzionali, ma anche nel ricostruire arditi disegni criminosi.
Lee Child sceglie di narrare quest'avventura utilizzando la prima persona, con il punto di vista del lettore coincidente con quello dell'ex soldato Jack Reacher. Così, mentre le scene d'azione si susseguono, si ha la possibilità di conoscere passato e personalità di un peronaggio duro ma trasparente, abituato a uccidere, ma ancora rispettoso dei valori. Un soldato, senza macchia e senza paura, al quale forse fa difetto solo un po' di ironia.
La scrittura di Lee Child scorre fluida e instancabile, passando con facilità da una scena d'azione all'altra, seminando abilmente indizi che conducono quasi sempre a colpi di scena imprevisti. Tra sparatorie, inseguimenti e pestaggi, non si può pretendere che l'approfoondimento psicologico tocchi chissà quali vette, e in effetti, in tal senso, il protagonista non compie un significativo percorso. L'autore si accontenta di tratteggiarlo con poche pennellate, che in effetti si addicono forse alla vita apparentemente semplice condotta dall'ex soldato, ma in questo modo la sua figura non risulta certo memorabile.
In conlcusione, se siete curiosi di sapere cosa accade ad aggirarsi per una cittadina armati di una Deset Eagle calibro 44 magnum e non vedete l'ora di sgominare una banda di criminali altrettanto bene armati, questo libro può proprio fare al caso vostro.
lunedì 2 marzo 2009
Secret Invasion...


Credo che interrompere l'acquisto di fumetti Marvel, per qualcuno che si è guadagnato sul campo i gradi di Marvel Zombie, sia un po' come smettere di fumare.
Costa fatica, richiede grande forza di volontà, ed è sufficiente una piccola ricaduta per ritrovarsi di nuovo schiavi della dipendenza.
Se pensate che questa premessa mi serva per auto-assolvermi, avete perfettamente ragione.
Quando meno mi aspettavo che sarebbe successo, in un breve attimo di debolezza, mi sono ritrovato in mano il primo numero (di otto) dell'ultima fatica del re dei Marvel cross-over, Brian Bendis.
Che dire?
Forse l'invasione dei mutaforma Skrull che hanno sostituito gli eroi del Marvel Universe non può dirsi un'idea originale (in tempi recenti i protagonisti di Battlestar Galactica hanno dovuto fronteggiare un'analoga invasione di Cyloni) ma è comunque stuzzicante e la testa di qualche grosso calibro sembra destinata a rotolare.
So già che, terminata la lettura, mi ritroverò a rimpiangere i tempi in cui John Byrne e Chris Claremont reggevano le fila di gran parte dell'universo Marvel, ma, come dicevo all'inizio, ogni tanto attraversare i canyon di Manhattan attaccati a una ragnatela o visitare le stanze del Baxter Building diventa un bisogno che non si può fare a meno di soddisfare.
Comunque sia, l'unica vera Secret Invasion è e resterà sempre quella subdolamente perpetrata dallo stillicidio di albi della Casa delle Idee, penetrati in punta di piedi e uno per volta nelle abitazioni dei lettori, fino a occupare scaffali, mensole, librerie, cantine, solai...
Non c'è salvezza.

giovedì 19 febbraio 2009
Buoni propositi
Nei prossimi giorni voglio riprendere a scrivere in modo regolare sul blog.
Mantenere questo proposito mi costerà tempo e energie che nei mesi scorsi non ho proprio avuto.
Non credo che li avrò nemmeno in futuro, ma la piacevole sensazione che nasce dal cliccare sul pulsante "pubblica pos" mi manca.
E poi, ho anche nuovi argomenti da sviscerare.
Siete avvertiti!
Mantenere questo proposito mi costerà tempo e energie che nei mesi scorsi non ho proprio avuto.
Non credo che li avrò nemmeno in futuro, ma la piacevole sensazione che nasce dal cliccare sul pulsante "pubblica pos" mi manca.
E poi, ho anche nuovi argomenti da sviscerare.
Siete avvertiti!
lunedì 9 febbraio 2009
Non è un bel mondo, là fuori
Qualsiasi opinione si abbia in merito, credo che si possa essere concordi nel ritenere che si è chiusa una delle pagine più tristi della storia recente.
Ho una mia opinione in merito, e magari, per quel che serve, la esprimerò nei prossimi giorni.
Oggi sono triste e parecchio deluso, perchè la nostra repubblica a responsabilità limitata ha dato l'ennesima, pessima, prova di sè, con i suoi esponenti di spicco impegnati solo a strumentalizzare ciò che non avrebbero mai dovuto.
Mi piacerebbe poter pensare che le sofferenze di Eluana siano almeno servite a qualcosa, ma, per il momento, ne dubito.
Ho una mia opinione in merito, e magari, per quel che serve, la esprimerò nei prossimi giorni.
Oggi sono triste e parecchio deluso, perchè la nostra repubblica a responsabilità limitata ha dato l'ennesima, pessima, prova di sè, con i suoi esponenti di spicco impegnati solo a strumentalizzare ciò che non avrebbero mai dovuto.
Mi piacerebbe poter pensare che le sofferenze di Eluana siano almeno servite a qualcosa, ma, per il momento, ne dubito.
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