giovedì 4 aprile 2013

Una giornata a Rimini

Prima di recarmi a Rimini per un week end, ero portato a credere che la sua descrizione potesse esaurirsi con l'elenco dei locali notturni e l'immagine delle spiagge con una concentrazione di ombrelloni per metro quadro ben oltre il livello di guardia.
Del resto, l'espressione "sembrava di stare Rimini" è filtrata nel linguaggio comune per indicare un posto esageratamente affollato, con una accezione quindi decisamente negativa.
Tuttavia, visitare questa cittadina in un periodo come questo, lontano dalla stagione balneare, si è rivelata un'esperienza davvero piacevole, perché ha significato scoprire un luogo dotato di un fascino discreto, che è anche - verrebbe da dire incidentalmente - una delle capitali del divertimento italico.


lunedì 18 marzo 2013

Used: like new, very good, good or acceptable


Da quando ho preso l'abitudine - o il vizio - di acquistare libri usati via Internet, mi è capitato di parlarne con diverse persone.
In varie occasioni ho assistito al levarsi perplesso di un sopracciglio. E l'incredulita di certo non migliorava quando mia moglie scendeva in dettagliate descrizioni sulle condizioni in cui spesso i libri arrivano nella mia casella postale. Per tacere dell'odore emanato da alcuni di essi, a suo dire.
Immagino che qualcuno abbia pensato: ma guarda cosa di fa per risparmiare qualche euro.
È in parte, in effetti, non posso dare torto a chi giustifica il tempo impiegato per la ricerca e l'individuazione del prossimo oggetto del desiderio solo con l'obiettivo del risparmio.
Certo, i libri usati, almeno su amazon.co.uk costano spesso meno di quelli nuovi. * Molti titoli, anche proposti in condizioni eccellenti, possono costare anche solo 1 cent. Proprio così, 1 centesimo di euro per un libro "like new".
Di certo l'opportunità di risparmiare è stata quella che mi ha mosso, all'inizio.
E poi la varietà di soluzioni e prezzi proposti consente di valutare caso per caso l'investimento, a seconda dell'interesse suscitato e dal livello di perplessità sull'opportunità di acquisto. L'obiettivo di oggi riveste per me un'importanza particolare? Allora posso anche investire qualche euro in più. Viceversa, se non sono proprio convinto che il libro mi piacerà o se si tratta di un acquisto "al buio", posso ripiegare su un'edizione più economica e magari in condizioni meno che buone.
Senza contare che il mercato dei libri di lingua inglese è un oceano smisurato di titoli, al cospetto del quale le proposte italiane possono essere al più paragonate alle dimensioni di un laghetto alpino.
Ma il punto non è nemmeno solo questo.
Perché un libro usato possiede un fascino che risiede anche e soprattutto nelle pieghe, nelle macchie, negli angolini della copertina accartocciati e nei piccoli strappi, che raccontano di una vita precedente della quale si può solo tentare di indovinare qualche fatto. Per non parlare delle parti sottolineate da altri precedenti lettori, o dai timbri apposti dalla biblioteca in cui il testo ha prestato servizio in passato. Tutti questi elementi raccontano una storia nella storia che rende ogni libro usato un pezzo unico, anche se non da collezione.
Feticismo?
Forse. Ma forse anche un po' di poesia.


* Non così, almeno per il momento, su amazon.it, dove i libri usati di solito costano tanto quanto quelli nuovi, se non di più, includendo nel conto le spese di spedizione. Forse qualche affare al momento si può fare su Ebay.it

venerdì 15 marzo 2013

Rock Springs di Richard Ford


"Rock Springs" è uno di quei libri che ho acquistato in virtù della copertina, senza ancora aver mai letto nulla in precedenza dello stesso autore. Mi ha attirato per la sua implicita promessa di parlare della provincia americana, da sempre capace di esercitare su di me una certa curiosità.
Ho trovato quel che cercavo e molto di più.
Si tratta di una antologia di racconti, che hanno in comune l'uno con l'altro diversi tratti, pur mettendo in scena situazioni e personaggi piuttosto differenti tra loro.
Innanzi tutto e ovviamente, tutti gli episodi hanno per sfondo la medesima ambientazione desolata, la piccola cittadine che dà il nome alla raccolta. Un luogo che ha visto e superato da tempo il proprio giorno migliore e anzi pare ora avere esaurito quanto potesse offrire ai suoi abitanti.
Questi ultimi, e questo è il secondo tratto comune a ciascun racconto, siano essi il protagonista o una delle figure secondarie, paiono tutti avere perso irrimediabilmente qualcosa. La loro vita risulta fotografata da Ford nel momento in cui è sospesa sul ciglio del baratro o, nel migliore dei casi, nell'unico momento di gioia che ci si possa aspettare.
Si tratta per lo più di uomini che hanno perso il lavoro senza avere altro sul radar se non la prospettiva di tante giornate uguali a se stesse, uomini che hanno perso la moglie, che non hanno mai avuto una donna, uomini che aspettano solo di trasferirsi altrove alla ricerca di un'alternativa.
Struggente? Di sicuro. Ma anche ironico, a tratti.
Con uno stile piuttosto semplice e un linguaggio povero ma capace di inaspettati guizzi poetici, Ford dipinge l'affresco di una terra e di un momento che somigliano molto a quelli che vediamo uscendo dalle nostre case qui in Italia, intrisi dello stesso senso di onnipresente precarietà.
In conclusione, cercavo un tuffo in un paese lontano e mi sono ritrovato a guardare il mio, da un'angolazione diversa solo di poco.

mercoledì 30 gennaio 2013

"Scrivere zen" di Natalie Goldberg


Che cosa facciamo, di regola, per imparare a guidare la macchina? Ci mettiamo dietro a un volante e guidiamo. Non pensiamo a come si guida, non immaginiamo di guidare e soprattutto non parliamo di guidare. Ci mettiamo all'opera. Punto.
Come darle torto?
Credo che il più grosso insegnamento che si possa trarre dal libro di Natalie Goldberg che dà il titolo a questo post sia proprio questo. Se vogliamo imparare a scrivere, non dobbiamo far altro che prendere carta e penna e iniziare a farlo. Qualunque sia l'obiettivo che perseguiamo con la nostra scrittura, scrivere e' sia il mezzo che il fine.
Tutto qui. All'inizio della lettura ero piuttosto scettico, ma il libro della Goldberg e' intriso di un entusiasmo tale che è impossibile non esserne contagiati.
Scrivere di cosa? Non ha importanza. La Goldberg predica ciò che lei stessa definisce l'addestramento alla scrittura. Se intendiamo acquisire dimestichezza, non è importante il tema che intendiamo affrontare, ma solo che lo affrontiamo davvero.
Regole da seguire durante l'addestramento? Ben poche, come si può vedere nell'immagine qui sotto.
Le "regole" per l'addestramento

Seguendo le indicazioni della Goldberg, non si può dire a priori dove ci può condurre un esercizio di scrittura, o quale catena di pensieri comporremo anello dopo anello, suggestione dopo suggestione. Il percorso e' imprevedibile, e ai fini dell'addestramento, forse del tutto irrilevante.Tenere la mano in movimento sul foglio fino a perdere il controllo.
Esapete una cosa? Funziona.
Posso serenamente affermare che scrivere cercando di seguire le regole della Goldberg mi ha condotto almeno a un paio di risultati. Prima di tutto, ho sviluppato una certa abitudine alla scrittura che prima non avevo. E anche se non riesco a seguire un ritmo sempre uguale a se stesso, perché a volte passano anche diversi giorni senza che la mia penna si posi sul foglio, torno alla scrivania sempre più spesso, l'impulso a scrivere è più forte e soddisfarlo è gratificante. Di certo più gratificante che continuare a pensare "scriverò". E poi, cosa non da poco, mi pare che le parole si trasferiscano dalla mia testa alla carta con maggiore facilità.
Non mi pare invece che l'addestramento abbia prodotto grandi risultati in termini di "ispirazione" per la scrittura creativa. Per ora, "perdere il controllo" (uno degli imperativi da seguire per l'addestramento) per me ha significato più che altro scrivere di fatti personali, magari riportando alla luce ricordi che non pensavo nemmeno di possedere.
Del resto, è anche vero che non mi sono impegnato molto nel dare attuazione a un altro dei precetti della Goldberg: "se vuoi scrivere un racconto, un romanzo  o una poesia, fallo". Perché, come si diceva all'inizio, per imparare a fare qualcosa, occorre necessariamente passare dalla teoria e dal pio desiderio, alla pratica.

p.s. ho scoperto "Scrivere Zen" grazie a strategie evolutive, uno dei miei blog preferiti, che ringrazio sentitamente.

martedì 22 gennaio 2013

La terra al tramonto - Urania n. 1590


In tempi di crisi, gettare uno sguardo agli scaffali delle edicole per controllare le uscite in edizione economica può essere una buona idea.
E si capisce quanto il gioco valga la candela quando gli occhi si posano su volumi come questo "La terra al tramonto".
Si tratta di un'antologia di racconti ambientati nella Terra Morente inventata da Jack Vance, che va ad affiancarsi ad altri due volumi pubblicati su Urania lo scorso anno.
Per la verità, però, il sommario di questo numero pare subito ben più ricco rispetto a quello dei precedenti. Il lettore qui può infatti incontrare alcuni mostri sacri della letteratura fantastica di lingua inglese: Dan Simmons, Neal Gaiman e George R.R. Martin.
Ho letto subito il racconto di Gaiman, una breve avventura in cui il protagonista, un umile contadino di una Terra Morente mai così vicina alla fine, impara a proprie spese che anche un padre all'apparenza ordinario può riservare brutte sorprese. E impara la lezione grazie a un viaggio interdimensionale.
Dan Simmons
Al momento sono alle prese con il racconto lungo di Dan Simmons, autore che mi ha divertito come pochi altri grazie al ciclo di Hyperion.  E per ora il suo "Naso-bussola di Ulfant Banderoz" si sta rivelando una lettura avvincente. Il protagonista, Shrue il diavolista, si lancia alla ricerca della biblioteca di un collega mago di recente defunto. E' protetta da incantesimi, trappole e creature magiche davvero poco amichevoli. E Shrue non è l'unico pretendente per il premio finale, la conoscenza assicurata dagli antichi testi di magia della biblioteca. Sulle sue tracce c'è anche un altro mago, che ben presto si rivela più temibile del previsto. O forse la vera minaccia è la creatura elementale che dovrebbe essere al suo servizio?
Spesso ritenuto, forse a ragione, un ottimo riciclatore di idee altrui, Simmons qui mi pare in ottima forma. E se ogni riga contiene un'invenzione di cui forse altri detiene il diritto d'autore, il risultato è un'avventura piacevole, narrata con piglio vivace, ricca di colpi di scena e con qualche strizzata d'occhio al lettore, perché anche prendersi troppo sul serio alla fine può stancare.
Insomma, ho letto poco di quest'antologia, ma anche se non ho completato il giro di giostra, posso già dire che le emozioni hanno ampiamente ripagato del prezzo del biglietto.


sabato 15 dicembre 2012

Come quando giocavo contro il muro


Non aggiorno il blog da molto tempo.
Da così tanto che sono arrivato a chiedermi se non fosse il caso di chiuderlo.
Mi sono dato una risposta negativa.
E non certo perché penso che priverei la rete di chissà quale risorsa, o perché abbia riscosso tanto successo e suscitato tanta attenzione che sarebbe dura ora
tornare nell'ombra.
Nulla di tutto ciò.
Il mio blog ha avuto, nei suoi momenti migliori, una cinquantina di visitatori al giorno. Davvero un'inezia, se paragonati ai numeri che possono esibire certi guru della rete.
No, il motivo per il quale ho deciso di andare avanti è che da quando ho smesso di aggiornare il blog mi sono sentito privato di qualcosa.
Sembra che organizzare i pensieri per dar loro la forma di un post mi gratifichi in un modo che non ammette surrogati.
E' un po' come quando, una trentina d'anni fa, per impratichirmi con i fondamentali del tennis passavo il tempo a scagliare la palla contro il muro di cemento
nel cortile di casa.
Sicuramente ancora oggi il mio diritto beneficia dell'esercizio di quei giorni, ma la cosa non si fermava lì.
Giocare contro il muro, colpire la palla sempre più forte, per scoprire se fossi o non in grado di respingerla ancora dopo il rimbalzo, aveva un effetto quasi catartico.
La stessa cosa è per me scrivere post per il blog.
Riuscire ad arrivare in fondo al post, decidere che quanto scritto è pronto per essere letto, e infine cliccare sul pulsante "pubblica", mi dà una sensazione di liberatoria soddisfazione.
E visto che ho già smesso e ripreso più volte di aggiornare il blog, e soprattutto non ho mai seguito alcuna cadenza regolare per aggiornarlo, ho deciso di darmi una regola: d'ora in poi, pubblicherò un post alla settimana. Ho poco tempo libero, ma comunque abbastanza per riuscire a tenere un ritmo del genere.
Ci si vede la settimana prossima, allora.

giovedì 19 luglio 2012

Dal cartaceo all'e-book e ritorno (back to the book)

E' curioso, ma alla fine ho compiuto il giro completo.
Sono partito dai libri - quelli di carta, tradizionali - poi sono passato a leggere per mesi solo e-book - e non ho affatto smesso, anzi - e poi sono ritornato ad acquistare libri tradizionali.
Per la verità, ne ho comprati di un tipo nuovo, almeno per me, tra quelli vecchi. O per meglio dire tra quelli usati.
Ho scoperto, infatti, che mi trovo davvero bene a leggere con il Kindle, anche libri in lingua inglese. Quando non conosco il significato di una parola, il dizionario incorporato mi corre subito in aiuto e proseguo così la lettura senza lasciarmi alle spalle "buchi" di mancata comprensione.
Però la differenza tra leggere e studiare mette - almeno per me - in campo dei valori che portano ancora alla vittoria del libro tradizionale su quello in formato digitale. So che è possibile inserire delle note anche nei testi digitali, ma la possibilità di toccare le pagine, voltarle avanti e indietro e sottolineare i passi più significativi...ebbene, per me è propria solo del libro cartaceo.
Non riesco ancora a stabilire un rapporto altrettanto "materialistico" (e in effetti è ironico anche solo pensare di poterlo fare) con l'e-book.
E prendere atto di tutto ciò, oltre al clima di austerity - o meglio, di "maggior propensione al  risparmio" come ho sentito dire al telegiornale - mi ha indotto a cercare testi usati in lingua inglese. In particolare, mi sto concentrando  sui manuali di scrittura, che al momento esercitano su di me un forte richiamo. Costano molto meno di  quelli disponibili sul mercato nostrano, specie se si guarda a quelli usati, e la scelta è incomparabilmente più ampia.
Un esempio? Oggi mi è arrivato a casa "Writing science fiction" di Ben Bova. L'ho comprato usato circa quindici giorni fa su Amazon.uk per 50 centesimi. Ed è solo il primo ad aver raggiunto la mia cassetta delle lettere di una serie piuttosto nutrita. Del suo contenuto parlerò in un'altra occasione.

giovedì 26 aprile 2012

Liberalizzazione

E' una parola che per me si è arricchita di recente di nuovi significati.
Ora significa che il centro per massaggi orientali che ha da poco aperto i battenti sotto casa mia può offrire i propri servizi sette giorni su sette, dalle 9 alle 23, senza conoscere pause né interruzioni, nemmeno a Natale, o a Pasqua, e neppure, sono pronto a scommetterci, per Ferragosto.
Di certo questa strategia sortirà importanti effetti sull'economia locale, perché la libera concorrenza in ogni ambito, si sa, finisce per favorire il consumatore.
E poi che generosità, che lungimiranza.
Nemmeno un contratto part-time per le massaggiatrici, tutte donne, assunte all'evidente scopo di risollevare le sorti di un genere femminile sempre bistrattato e oggi più che mai bisognoso di attenzioni. E allora tutte occupate full-time, sempre in servizio, sempre sul pezzo, nonostante che i clienti siano soprattutto signori di mezza età colpiti di solito in ore notturne dai tormenti che richiedono il loro intervento.
Liberalizzazione. Che bella parola.