mercoledì 1 agosto 2007

Un mio amico

Uno dei miei migliori amici ha quasi cinquant'anni più di me.
Tuttavia, anche se è ormai prossimo all'ottantina, difficilmente qualcuno potrebbe accostarlo alla classica figura del 'vecchietto'.
Infatti, ha un fisico ancora molto forte e robusto, tanto che d'inverno pratica lo sci di fondo e, d'estate, si concede lunghe passeggiate in montagna.
Inoltre, è animato da un temperamento forte, sorretto da un intelletto altrettanto acuto.
Si vanta di essere discendente di quei Sanniti che, assediati dai Romani, li fecero dannare per trecento anni prima di arrendersi.
Non conosco altri Sanniti e non so dire se il mio amico abbia davvero ereditato da loro le caratteristiche della sua personalità; però non conosco neppure altre persone che possano vantare, come lui, un'indomita voglia di indipendenza, coltivata a tutti i livelli, nell'arco di tutta la sua vita.
Da ogni sua parola, specie dalle sue frequenti battute di spirito, emerge il punto di vista di un uomo che si è sempre sforzato di ragionare con la propria testa, e ha cercato di liberare il proprio modo di pensare dai condizionamenti e dagli automatismi del pregiudizio, esercitando uno spirito critico che non conosce tregua, nemmeno verso se stesso.
Non so se in effetti l'abbia spuntata. Forse nessuno può davvero riuscire in un simile intento.
Però credo che si tratti di una delle battaglie più importanti che un uomo possa affrontare.
Del resto, i Sanniti hanno combattuto sempre, anche quando sapevano che, prima o poi, avrebbero dovuto arrendersi.

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