martedì 14 gennaio 2014

Amministrazione di sostegno - dieci anni dopo

La scorsa settimana ho partecipato con piacere a un convegno presso il Palazzo di Giustizia di Torino.
Infatti, il 9 gennaio scorso la legge che ha introdotto nel nostro Paese l'istituto dell'amministrazione di sostegno ha compiuto dieci anni. Un anniversario abbastanza importante da indurre a una riflessione e consentire di elaborare un bilancio.
Per chi se la fosse persa, e so che purtroppo in molti non ne hanno nemmeno sentito parlare, l'amministrazione di sostegno è una misura di protezione. Si tratta di un istituto creato per consentire a persone che non sono in grado di provvedere ai propri interessi di ottenerne comunque la soddisfazione, con l'ausilio di un soggetto incaricato dal Giudice Tutelare, l'amministratore di sostegno, per l'appunto.

domenica 12 gennaio 2014

Ripartenze

English: Old typewriter Italiano: Vecchia macc...

Credete alle coincidenze?
Per quanto mi riguarda, se dovessi guardare ai miei pensieri degli ultimi giorni e metterli in relazione con i due pezzi nei quali mi sono imbattuto in meno di dodici ore, dovrei dire che si, ci credo.
I due articoli sono questo e questo.
In entrambi i pezzi si dice - in sintesi - che per migliorare la propria scrittura avere un blog è importante.
Ebbene, da giorni - se non da mesi - mi chiedevo che cosa fare di questo blog, al quale sono in fin dei conti affezionato. Effettuare il download di tutto quello che ho scritto e chiudere per sempre? Oppure impormi un ritmo e proseguire finalmente con una regola, dando nuova vita a queste pagine?
Poi, per l'appunto ieri sera, mi sono imbattuto nel post di Goins Writer che ho citato sopra.
Per finire, questa mattina come di consueto apro il blog di Davide Mana che seguo ogni giorno e mi ritrovo a leggere degli effetti positivi che possano derivare per la scrittura dalla gestione di un blog.
Ora, voglio essere onesto: ultimamente ho perso molto tempo a leggere testi sulla scrittura, a parlare di scrittura e ad annoiare mia moglie su quanto mi piacerebbe scrivere. In tutto ciò, se dovessi contare le parole battute in tutto questo tempo di certo non arriverei a una gran cifra.
Così, dopo aver letto i post che ho citato, mi sono detto che per una volta posso davvero provare a impormi una disciplina e tornare a fare qualcosa che mi dava un'autentica soddisfazione.
Infatti, anche se su queste pagine non è mai transitato un gran numero di visitatori e i commenti hanno per il vero sempre latitato, pensare ad argomenti per scrivere i post, e soprattutto scriverli per poi pubblicarli, aveva su di me un effetto positivo, che nessun'altra abitudine è mai riuscita a eguagliare.
E per effetto positivo intendo di certo anche una maggiore creatività, perché cercare nuovi argomenti mette inevitabilmente in movimento i giusti apparati del cervello preposti appunto a elaborare nuove idee. E mettere quelle idee sulla carta produce un effetto benefico, perché soddisfa quella parte di me che ha bisogno di scrivere qualcosa, meglio se ogni giorno.
E quindi, chi sono io per oppormi a due pareri così autorevoli, ignorandoli? In fin dei conti, Jeff Goins sostiene con forza che 500 parole al giorno siano la misura giusta per creare un'abitudine e anche per riuscire a mantenerla, non importa da quanti impegni lavorativi e familiari si sia presi.
Avevo già scritto un post in passato per  fissare un obiettivo, senza riuscire a mantenerlo.
Ora ne fisso uno e lo faccio in modo ancora più categorico, stabilendo anche la misura precisa del mio impegno.
E sapete una cosa? Mi frullano già in mente parecchie idee per i prossimi post.

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venerdì 4 ottobre 2013

Due libri nei quali le dimensioni contano: "Tre millimetri al giorno" e "L'occhio del male"

English: American science fiction author Richa...
English: American science fiction author Richard Matheson. (Photo credit: Wikipedia)
Ho terminato da poco la lettura ravvicinata di due libri frutto della fantasia di due tra i miei autori preferiti.
Si tratta di tre millimetri al giorno di Richard Matheson e di L'occhio del male di Stephen King.
In entrambe le opere il protagonista subisce delle mutazioni fisiche e per la verità in molti sostengono che King, che da sempre ha definito Matheson uno dei suoi riferimenti principali, si sia "ispirato" fortemente all'opera del suo maestro.
Mi sono chiesto se valesse dunque la pena di leggere entrambe le opere. Questo post è la risposta che mi sono dato.

sabato 6 aprile 2013

"Nebbia" di James Herbert

Parliament, Effect of Fog
Parliament, Effect of Fog (Photo credit: Wikipedia)
James Herbert rientra tra gli artisti che ho scoperto dopo averne sentito parlare in occasione della loro dipartita.
Così, preso atto del consistente numero di premi che si era aggiudicato in carriera, mi sono procurato un paio delle sue opere più rappresentative.
"Nebbia" è un horror dal titolo eloquente. Una coltre giallastra fuoriesce da un crepaccio apertosi nel centro di un paese. E ben presto pare chiaro che le persone precipitate all'interno della spaccatura nel terreno hanno avuto una sorte forse preferibile a quella di chi si trova a fare i conti con gli effetti derivanti dall'inalazione della nebbia.


venerdì 5 aprile 2013

Fine della corsa



Se n'è andato oggi Carmine Infantino, uno dei miei disegnatori preferiti, creatore grafico, tra l'altro, dell'unico vero Flash, almeno per me: Barry Allen.


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giovedì 4 aprile 2013

Una giornata a Rimini

Prima di recarmi a Rimini per un week end, ero portato a credere che la sua descrizione potesse esaurirsi con l'elenco dei locali notturni e l'immagine delle spiagge con una concentrazione di ombrelloni per metro quadro ben oltre il livello di guardia.
Del resto, l'espressione "sembrava di stare Rimini" è filtrata nel linguaggio comune per indicare un posto esageratamente affollato, con una accezione quindi decisamente negativa.
Tuttavia, visitare questa cittadina in un periodo come questo, lontano dalla stagione balneare, si è rivelata un'esperienza davvero piacevole, perché ha significato scoprire un luogo dotato di un fascino discreto, che è anche - verrebbe da dire incidentalmente - una delle capitali del divertimento italico.


lunedì 18 marzo 2013

Used: like new, very good, good or acceptable


Da quando ho preso l'abitudine - o il vizio - di acquistare libri usati via Internet, mi è capitato di parlarne con diverse persone.
In varie occasioni ho assistito al levarsi perplesso di un sopracciglio. E l'incredulita di certo non migliorava quando mia moglie scendeva in dettagliate descrizioni sulle condizioni in cui spesso i libri arrivano nella mia casella postale. Per tacere dell'odore emanato da alcuni di essi, a suo dire.
Immagino che qualcuno abbia pensato: ma guarda cosa di fa per risparmiare qualche euro.
È in parte, in effetti, non posso dare torto a chi giustifica il tempo impiegato per la ricerca e l'individuazione del prossimo oggetto del desiderio solo con l'obiettivo del risparmio.
Certo, i libri usati, almeno su amazon.co.uk costano spesso meno di quelli nuovi. * Molti titoli, anche proposti in condizioni eccellenti, possono costare anche solo 1 cent. Proprio così, 1 centesimo di euro per un libro "like new".
Di certo l'opportunità di risparmiare è stata quella che mi ha mosso, all'inizio.
E poi la varietà di soluzioni e prezzi proposti consente di valutare caso per caso l'investimento, a seconda dell'interesse suscitato e dal livello di perplessità sull'opportunità di acquisto. L'obiettivo di oggi riveste per me un'importanza particolare? Allora posso anche investire qualche euro in più. Viceversa, se non sono proprio convinto che il libro mi piacerà o se si tratta di un acquisto "al buio", posso ripiegare su un'edizione più economica e magari in condizioni meno che buone.
Senza contare che il mercato dei libri di lingua inglese è un oceano smisurato di titoli, al cospetto del quale le proposte italiane possono essere al più paragonate alle dimensioni di un laghetto alpino.
Ma il punto non è nemmeno solo questo.
Perché un libro usato possiede un fascino che risiede anche e soprattutto nelle pieghe, nelle macchie, negli angolini della copertina accartocciati e nei piccoli strappi, che raccontano di una vita precedente della quale si può solo tentare di indovinare qualche fatto. Per non parlare delle parti sottolineate da altri precedenti lettori, o dai timbri apposti dalla biblioteca in cui il testo ha prestato servizio in passato. Tutti questi elementi raccontano una storia nella storia che rende ogni libro usato un pezzo unico, anche se non da collezione.
Feticismo?
Forse. Ma forse anche un po' di poesia.


* Non così, almeno per il momento, su amazon.it, dove i libri usati di solito costano tanto quanto quelli nuovi, se non di più, includendo nel conto le spese di spedizione. Forse qualche affare al momento si può fare su Ebay.it

venerdì 15 marzo 2013

Rock Springs di Richard Ford


"Rock Springs" è uno di quei libri che ho acquistato in virtù della copertina, senza ancora aver mai letto nulla in precedenza dello stesso autore. Mi ha attirato per la sua implicita promessa di parlare della provincia americana, da sempre capace di esercitare su di me una certa curiosità.
Ho trovato quel che cercavo e molto di più.
Si tratta di una antologia di racconti, che hanno in comune l'uno con l'altro diversi tratti, pur mettendo in scena situazioni e personaggi piuttosto differenti tra loro.
Innanzi tutto e ovviamente, tutti gli episodi hanno per sfondo la medesima ambientazione desolata, la piccola cittadine che dà il nome alla raccolta. Un luogo che ha visto e superato da tempo il proprio giorno migliore e anzi pare ora avere esaurito quanto potesse offrire ai suoi abitanti.
Questi ultimi, e questo è il secondo tratto comune a ciascun racconto, siano essi il protagonista o una delle figure secondarie, paiono tutti avere perso irrimediabilmente qualcosa. La loro vita risulta fotografata da Ford nel momento in cui è sospesa sul ciglio del baratro o, nel migliore dei casi, nell'unico momento di gioia che ci si possa aspettare.
Si tratta per lo più di uomini che hanno perso il lavoro senza avere altro sul radar se non la prospettiva di tante giornate uguali a se stesse, uomini che hanno perso la moglie, che non hanno mai avuto una donna, uomini che aspettano solo di trasferirsi altrove alla ricerca di un'alternativa.
Struggente? Di sicuro. Ma anche ironico, a tratti.
Con uno stile piuttosto semplice e un linguaggio povero ma capace di inaspettati guizzi poetici, Ford dipinge l'affresco di una terra e di un momento che somigliano molto a quelli che vediamo uscendo dalle nostre case qui in Italia, intrisi dello stesso senso di onnipresente precarietà.
In conclusione, cercavo un tuffo in un paese lontano e mi sono ritrovato a guardare il mio, da un'angolazione diversa solo di poco.